… o altro?

Dopo avervi esposto la mia prima lezione di vita nello scorso post (scherzi a parte), stasera vi parlerò di quello che questa meravigliosa band mi ha trasmesso (oltre che agli insegnamenti).

Come si è già potuto intuire, sto parlando dei “The kolors”, band vincitrice di “Amici 14”, i cosiddetti “ciuffoni”.

Grazie anche a loro sono riuscita a superare la mia timidezza ed insicurezza (in parte, perché questi miei difetti resistono ancora) non solo nelle relazioni umane, ma anche nella musica.

Prima avevo il terrore di salire sul palco perché mi spaventavo di stonare o di non piacere al pubblico.

Per carità, un po’ di ansia ci vuole (non è nemmeno positivo non avere completamente un po’ di timore, anche perché credo sia impossibile non provare quel magone in gola e quella fitta allo stomaco quando sali sul palco). Ma credo anche che il troppo stroppia sempre, quindi essere troppo nervosi nuoce sicuramente alla buona riuscita dell’esibizione.

Col tempo ho imparato a considerare l’esibizione come un gioco da giocare fino alla fine, di cui non devi perderti neanche un istante, perché se sbagli anche una fesseria, il gioco può finire.

Adesso non è che sto parlando di Sanremo o chissà di quale concerto … alla fine, è solo un’esibizione in oratorio potreste dire voi, ma per me non è cosi.

Almeno nella musica voglio fare del mio meglio (anche se non ho mai avuto la possibilità di studiare canto), anche perché penso che se devo impegnarmi a fare qualcosa, tanto vale che la faccia bene!

Ma nel frattempo ho cercato di smorzare la tensione pensando che il pubblico non è altro che delle persone che vogliono divertirsi ed emozionarsi insieme a te.

Ricordo che due anni fa, il 5 giugno 2016, dopo un anno esatto la vittoria dei kolors, ho dovuto cantare due brani in occasione della festa di Maria Ausiliatrice (anche quest’anno si sta organizzando uno spettacolo, ma il 26 maggio). 

Ero tesa perché dovevo cantare due canzoni per me non facili: “What’s up” dei 4 Non Blondes (https://www.youtube.com/watch?v=6NXnxTNIWkc) e “La cometa di Halley” di Irene Grandi (https://www.youtube.com/watch?v=Oi4Sv3Ic_GU).

Mi preoccupava soprattutto quest’ultima canzone perché c’era una parte strumentale in cui, non potendo cantare, ero in un certo senso obbligata a muovermi. Decisi allora di battere le mani e così speravo di coinvolgere il pubblico in qualche modo.

La mia sorpresa più grande fu che tutto il pubblico batté a tempo le mani insieme a me. 

Ricordo benissimo il mio stato d’animo in quel momento: guardando gli occhi della gente, sorrisi e continuai a battere le mani con più sicurezza, perché ero riuscita nel mio intento. Ero più tranquilla rispetto a prima, e mi feci trasportare dalla canzone.

Da lì in poi ho capito bene o male come “prendere il pubblico” e come gestire l’ansia (è ovvio che, anche se prendo sul serio ogni mia esibizione, se dovessi cantare su un palco più “importante” l’ansia sarebbe maggiore, e non so fino a che punto riuscirei a controllarla …).

Un’altra cosa che i Kolors mi hanno trasmesso è stata la passione per la musica dal punto di vista strumentale .

E’ stato soprattutto Stash a comunicarmi la passione per la chitarra, strumento che io non amavo completamente, anzi (mi piaceva molto di più il pianoforte).

All’inizio non c’era quel feeling che secondo me un musicista deve avere con il suo strumento.

Ma dopo aver imparato i primi accordi e dopo essermi esercitata un po’ di più, mi resi conto che la chitarra aveva quel qualcosa in più che la contraddistingueva, personalmente mi comunicava molto di più. Per questo credo che la chitarra sia il MIO strumento, quello con cui mi trovo più a mio agio e che molto probabilmente sceglierei in mezzo a migliaia di altri strumenti musicali (soprattutto l’elettrica).


Infine, le loro canzoni in lingua straniera mi hanno aiutato ad aumentare il mio lessico ma soprattutto a  migliorare la mia pronuncia inglese.

Nonostante Stash sia italiano, ha una bellissima pronuncia (poi com’è perfettino lui, non gli scappa niente, quindi sono sicura che la sua pronuncia è molto studiata e assolutamente non inventata: posso fidarmi dai 😂 ).

Concludo col preannunciarvi che tra poco pubblicherò un post in cui si parlerà in modo mooolto specifico dei the Kolors … #staytuned #thekolors #surprise #pureadrenaline

Solo ciuffo …

“Chi saranno mai i componenti di questo gruppo?”: era questa la frase finale dello scorso post . 

Proviamo a pensare al 2015 … Quale band andava in voga in quel periodo? 

Vi dò qualche indizio: dei ciuffi, dei chiodi in pelle, il tormentone che ti entra in testa e non ti esce più. 

Ricordo la pubblicità del serale di Amici 2015, in cui ogni concorrente affermava per quale motivo meritava la vittoria. (Link della pubblicità: http://www.wittytv.it/amici/amici-lo-vinco-perche/525920/ ).


Non sopportavo il momento in cui trasmettevano questa pubblicità perché c’era una band che diceva : “Vinciamo perché … Uohohohoh! “.

Quell’anno non avevo seguito Amici, di conseguenza non conoscevo questo gruppo musicale.

Mi sono quindi fidata della mia prima impressione : questi faranno successo per un anno e poi verranno sostituiti da qualcuno che ammalierà meglio le ragazzine … scompariranno presto dal panorama musicale. Sanno suonare soltanto quattro accordi, e si reputano già una band … 

Mi comportavo come la maggior parte delle persone: giudicavo senza conoscere.


Ma un giorno, andando in sartoria, un amico di mio padre mi fece ascoltare una cover che avevano presentato ad Amici: “Il mondo”, brano proposto da Francesco Renga, ft. “We are young” (https://www.youtube.com/watch?v=1vG7w797nUQ). 

Quando tornai a casa, decisi di scaricare il video della loro esibizione. Più lo guardavo,  più mi rendevo conto che dietro quell’apparente superficialità c’era tanto lavoro, tanto sudore e tanta energia che sprigionavano al pubblico e che esso ricambiava saltando e ballando. 

Mi colpì la loro freschezza e la loro maturità artistica. 

Dopo aver ascoltato qualche loro inedito, la mia curiosità di conoscerli meglio aumentò. Decisi allora di informarmi su di loro guardando qualche loro intervista sul web. 

Da quel momento non smisi più di seguirli. 

Mi sono “affezionata” sempre di più a loro e alle loro canzoni, soprattutto quella che all’inizio non apprezzavo per nulla, anzi … : “everytime” . 

Come ho già detto, quello era un periodo un pò difficile per me. La chiave di svolta l’ho avuto anche grazie a quella canzone.

Una tra le frasi che mi hanno colpito di più è stata: “everytime you just try to be a rainbow in someone’s cloud” (ogni volta che provi ad essere un arcobaleno nelle nuvole di qualcuno) . Ho capito che dovevo mettere da parte quello che mi era successo , dovevo ricominciare, ma prima di tutto dovevo cambiare. Dovevo cambiare il mio modo di vedere le cose, il mio comportamento : dovevo essere più “scialla”, meno timida ed introversa,  dovevo uscire dal mio guscio ed aprirmi al mondo. Ciò non vuol dire che dovevo fidarmi di tutti: dovevo semplicemente imparare a parlare con tutti, anche con coloro con cui non andavo molto d’accordo. 

Come dice mia nonna, “Sii pura come una colomba, ma scaltra come un serpente! “

Le relazioni con gli altri aiutano a lavorare sul proprio carattere e a migliorarsi. Ed è quello che ho cercato di fare in questi tre anni. 

Inoltre , un pomeriggio estivo mi trovavo a Caposoprano (un quartiere gelese) . Avevo appena litigato con mia madre (in quel periodo ero particolarmente nervosa). Avevo bisogno di parlare con qualcuno. 

Mi chiedevo quindi chi abitasse lì vicino. 

Mi ricordai allora di una mia compagna di classe con cui avevo un po’ “allentato” la mia amicizia. 

Decisi allora di fare il primo passo e di chiamarla. Ci incontrammo , parlammo molto quel pomeriggio, chiarimmo le nostre piccole incomprensioni, e ritornammo amiche (forse più di prima). 

Quindi , morale della favola , fregatene dei giudizi della gente, valuta i consigli che ti vengono dati (prendili con le pinze), non seguire il pensiero della massa, ma pensa con la tua testa ,e non giudicare una persona dalla copertina : guarda dentro il suo cuore con la stessa delicatezza e meticolosità con cui leggi un libro! Non soffermarti a guardare la punta dell’iceberg che tutti possono vedere, ma vai sott’acqua, non aver paura di stare in apnea e guarda la sua parte sommersa (cit. James Joyce).

Stai sempre con gli occhi aperti , ma nel frattempo non farti troppi problemi. Cerca di vivere il più serenamente possibile, ama , ama sempre (amo irresponsabilmente tanto che non riesco a smettere), e carpe diem: cogli l’attimo. Vivi le piccole cose , e soprattutto goditi l’affetto dei tuoi familiari , che sicuramente è quello più sincero.

Concludo questo articolo con il ritornello di una bellissima canzone: Ama chi ti vuole bene, di un’artista che io stimo moltissimo.


Regala il sole a un davanzale

da dove tutto sembra uguale
regale il peggio che hai da dare
giusto per ricominciare
e fai quel gesto che sono
anni che ti prometti di fare
e vendi l’anima una volta
che forse non c’è niente di male

Regala un giorno di silenzio
se non c’è chi sa ascoltare
regalati il posto in cui per ora
non sei mai potuto andare
fai una torta così grande
che tutta Milano la può mangiare
e telefona a tua madre
che sei sicuro che ti vuole bene! 

Ama chi ti vuole bene !