
Come anticipato nello scorso articolo (https://passionfor.music.blog/2020/03/08/maschilismo-e-femminismo-due-facce-della-stessa-medaglia-intervista-a-chiara-volpato/ ), qualche giorno fa ho deciso di scrivere un monologo sulla violenza. Fin troppo spesso ho sentito dire che “la donna è ormai considerata una vittima”, e che “non si parla mai della violenza esercitata sull’uomo”.
Credo sia giusto parlare di entrambe le problematiche, dato che tutt’e due sono unite da un aspetto che non vede distinzione di genere o età, la violenza. Per questo motivo ho deciso di raccontare due storie parallele, una riguardante la violenza su una donna, l’altra sull’uomo, e ho deciso di pubblicare il monologo proprio oggi, l’8 Marzo, giorno dedicato alla violenza sulle donne, perché mi piace considerarlo come un giorno che deve far riaffiorare nella nostra mente quanto sia disumano esercitare violenza su qualsiasi essere umano e non.
Ci tengo a precisare che mi sono ispirata ad un servizio de “Le iene”, andato in onda nel maggio dell’anno scorso, per raccontare la storia di un ragazzo vittima dell’ossessione della sua ex fidanzata, comportamento che ha avuto ripercussioni sulla sua psiche, ma ha leso anche il suo corpo (link servizio Le Iene: https://www.iene.mediaset.it/video/aggressione-acido-stalking-sara-del-mastro-giuseppe-legnano_416612.shtml).
NADIA: Ciao! Sono Nadia, ho venticinque anni e sono fiera di essere una donna! Certo, con tutto quello che in quest’ultimo periodo sta succedendo, non vi nascondo che ho un po’ paura. Ogni volta che cammino per strada, soprattutto di sera guardo cento volte dietro di me per controllare se ci sia qualcuno che mi stia seguendo. È anche vero che potrei evitare di camminare a piedi da sola, ma essendo una studentessa faccio una vita sedentaria, quindi camminare mi fa bene. E poi non abito neanche molto lontano dall’oratorio, la mia seconda casa, quindi quando posso mi fa molto piacere fare due passi. Che poi, penso che solo un pazzo potrebbe essere attratto da me: mi vesto sempre come un maschio! Felpe lunghe e leggins … certo, potrei evitare di mettere pantaloni attillati, magari dovrei comprare dei pantaloni più larghi … sono anche molto comodi! Non mi trucco neanche, così evito qualsiasi problema!
GIUSEPPE: Ciao! Sono Giuseppe, ho ventisei anni e sono un vero macho! Vado in palestra tutti i giorni, mi piace tenermi in forma. E poi si sa, i muscoli fanno colpo sulle ragazze. Che sia chiaro: io lo faccio per me stesso, per accettarmi quando mi guardo allo specchio; però non vi nascondo che mi piace quando le ragazze si girano verso di me perché ho un fisico attraente! Chissà, magari uno di questi giorni riesco a conquistarne una, magari alta, capelli rosso fuoco, occhi verde smeraldo … una Kristen Stewart ad esempio andrebbe benissimo!
NADIA: Ciao! Sono di nuovo io, Nadia! Vi devo dare una notizia assurda! Ieri ho conosciuto un tipo in un pub. Ci siamo incontrati per caso, e abbiamo iniziato a parlare come se ci conoscessimo da secoli. Ho subito sentito un feeling … secondo me è la persona giusta! Abbiamo molte cose in comune: ci piacciono la musica rock, il nuoto, la carbonara. È un ragazzo molto semplice e genuino, mi ha colpito fin dal primo istante che l’ho visto … ha quegli occhi di un blu mare che ti ci perdi dentro. Mi sa tanto che m’ha proprio preso la testa!
GIUSEPPE: Ciao! Sì, sono di nuovo io, Giuseppe. Ieri sono andato in palestra, come ogni giorno, ma non ho incontrato chissà quale ragazza. Solo verso la fine della lezione, una ragazza si è avvicinata a me per chiedermi che ore fossero (c’era un orologio grande così sulla parete, ma va beh). Secondo me l’ha fatto apposta (occhiolino). Non è niente di che, però devo ammettere che ha un bel sorriso. Ah! Basta Giusé, smettila di pensarci, tanto molto probabilmente non la rivedrai più! Era la prima volta che la vedevo, quindi magari quella era una lezione di prova, magari si è già stufata e non metterà più piede in palestra. Comunque sia, non mi interessa. Sto bene dove sono.
NADIA: Ottime notizie! Mi sono messa con il tipo del pub, Gianni! Non posso crederci, uno così bello si è messo con me! Quei capelli ricci, gli occhi color nocciola con sfumature ambra, mi fanno impazzire! Non vedo l’ora di tornare da lavoro e prepararmi per uscire. Mi ha invitato a cena in un ristorante molto chic … è così romantico! È anche premuroso! Si è preoccupato se fossi troppo stanca, dato che oggi dovrò lavorare un bel po’. Sto addirittura pensando di lasciare questo lavoro e di trovarmene uno part time: mi impiega troppo tempo! Credo che in amore si debba essere disposti a fare dei sacrifici, e io per lui farei qualsiasi cosa: è il mio ragazzo!
GIUSEPPE: Per mia sorpresa oggi mi sono ritrovato davanti a me la ragazza di cui vi parlavo prima. Ho saputo che ha fatto l’abbonamento annuale, quindi dovrò sopportarla tutti i giorni, a meno che è una delle tante ragazze che paga l’intero pacchetto annuale, ma poi va solo due volte in palestra! Però lei mi sembra diversa, molto più caparbia, sicura di se stessa. Non male direi!
NADIA: Ho lasciato il lavoro. Adesso mi occupo di traduzioni online, così posso nel frattempo fare molte più cose. Il mio fidanzato lavora presso un’agenzia matrimoniale, gli piace molto questo mestiere. È stato lui stesso a dirmi che è l’uomo a dover portare i soldi a casa e che si deve prender cura della sua principessa. Che dolce! Ha proprio ragione!
GIUSEPPE: Oggi io e la ragazza abbiamo attaccato bottone. Mi ha detto che si chiama Sara, ha ventisette anni e studia Scienze Politiche. È una ragazza molto intelligente, anche se mi sembra una persona molto fragile. Ha bisogno di qualcuno che la protegga, che la faccia sentire importante. Chissà, magari in futuro sarò io.
NADIA: Oggi ho litigato con Gianni. Gli ho detto che sarei passata a trovare una mia amica d’infanzia e che saremmo andate insieme a prendere un aperitivo al bar. Avevo una gonna che arrivava sopra il ginocchio, una camicia e un giacchettino in pelle. Pensava stessi scherzando! Mi ha raggiunto al bar e, appena ha visto come fossi vestita, ha fatto una scenata di gelosia! Mi ha gridato in faccia che non pensavo al fatto che ormai fossi impegnata e che non potessi vestirmi come prima e fare ciò che facevo prima. Un po’ c’ha ragione, magari potevo evitare di mettere il rossetto e la gonna, però la sua reazione mi è sembrata un po’ troppo esagerata. Secondo me è perché ci tiene a me e non vuole che mi succeda niente di brutto. Gli ho promesso che avrei passato tutta la sera con lui, e così ho fatto: abbiamo guardato un film e mangiato schifezze per tutta la sera. Alla fine abbiamo fatto pace.
GIUSEPPE: Le cose hanno preso una piaga inaspettata, in positivo naturalmente! Sara mi piace sempre di più, ha dei modi di fare che mi intrigano tanto. Quasi quasi ci faccio un pensierino … .
NADIA: Oggi Gianni mi ha chiesto di sposarlo. Mi sembra stia correndo un po’ troppo, ma lui mi ripete in continuazione che mi ama da morire, che gli manca il respiro quando sta lontano da me. Se dovessi accettare la sua proposta di matrimonio, dovrei rinunciare all’Università. Ho già una laurea, ma volevo studiare per la specializzazione. Va beh, fa niente, la laurea può aspettare un paio d’anni. Il tempo di sistemare un po’ di cose, la vita da coniuge, la casa, la famiglia che Gianni vuole creare. Oddio, mi sembra tutto più grande di me. Ma so che con lui ce la farò!
GIUSEPPE: Io e Sara abbiamo iniziato una relazione. Ogni giorno che passa scopro delle cose nuove, e mi piacciono davvero tanto.
NADIA: Gianni dice che sono troppo con la testa fra le nuvole, non mi concentro abbastanza sulla nostra relazione. Abbiamo deciso di convivere per qualche mese, in attesa di sposarci. Ho abbandonato il lavoro, sono una casalinga adesso: mi piace prendermi cura del mio futuro marito. Certo, mi manca la mia indipendenza, ma per amore questo ed altro. Il suo lavoro va a gonfie vele, è molto soddisfatto. Spero continui così.
GIUSEPPE: Oggi Sara ha avuto un atteggiamento strano. Eravamo a pranzo insieme, quando mi è arrivato un messaggio sul cellulare appoggiato sul tavolo. Con una velocità impressionante, si è fiondata su di esso ed è andata a controllare chi fosse stato ad inviare quel messaggio. Appena ha visto il nome di una ragazza, è diventata una bestia. Ha iniziato a sbraitare davanti a tutto il locale in cui stavamo pranzando e, dopo aver concluso con la sua scenata di gelosia, è andata via senza ascoltare alcuna spiegazione. Le volevo semplicemente dire che la ragazza che mi aveva mandato il messaggio fosse mia sorella.
NADIA: Abbiamo fissato la data del matrimonio: 20 Agosto. Io odio l’estate, ma in quel periodo tutti gli amici di Gianni scendono in Sicilia per le vacanze, di conseguenza sarò costretta a sudare maledettamente il giorno del mio matrimonio e a farmi colare tutto il trucco! Ma mi va bene così, basta che stiamo insieme.
GIUSEPPE: Mia sorella mi ha raccontato che ha ricevuto minacce da un numero sconosciuto. Non sapevo a chi pensare, se non la sera stessa ho scoperto che era stata Sara a chiamarla. Non so proprio come abbia fatto ad avere il suo numero! Probabilmente, l’avrà preso dal mio cellulare durante un mio momento di distrazione. Quest’atteggiamento mi preoccupa parecchio. Ho parlato con Sara spiegandole la situazione, lei si è scusata e, mortificata, mi ha detto che non si ripeterà mai più una situazione del genere.
NADIA: Con Gianni le cose non vanno molto bene. Trova sempre qualcosa di cui lamentarsi: o la pasta è scotta, o non c’è abbastanza sale, mi accusa di non prendermi abbastanza cura della casa, se le camicie non sono stirate alla perfezione ne fa un dramma colossale. Non me la immaginavo così dura la vita da moglie. Magari sono io il problema. Magari sono io un disastro. Tanto per concludere, ho appena scoperto di essere incinta. Io vorrei abortire, non me la sento proprio di portare avanti questa gravidanza, ma Gianni desidera tanto un bambino. Non vede l’ora di diventare padre, magari di un bel maschietto! Quando gli ho detto della mia intenzione di interrompere la gravidanza, mi ha accusata di essere un’assassina, di essere insensibile, egoista, di guardare solo ai miei di bisogni. Forse ha ragione. Mi ha convinto: porterò avanti la gravidanza; anche perché tutti i bambini hanno diritto ad una vita.
GIUSEPPE: Oggi ho detto a Sara che sarei andato ad una cena di lavoro. Non potete immaginare come ha reagito: pensava la stessi prendendo in giro! Ha iniziato a tirarmi addosso di tutto e di più: da piatti a posate, sedie, mi ha colpito con la sua borsa e mi ha mandato via da casa sua. Mi ha detto di non farmi rivedere più. Subito dopo però mi ha chiamato implorando il mio perdono. Io tengo a lei, penso che questo sia un modo per difendersi dalle persone che vogliono usarla, ma non so fino a che punto possa andare avanti in questo modo.
NADIA: Brutte notizie. Ieri stavo pulendo le mensole, ero salita sulla scala, quando ad un certo punto ho avuto un mancamento, ho perso l’equilibrio e sono caduta di pancia. Ho iniziato a perdere sangue, e purtroppo le mie supposizioni si sono rivelate realtà: ho perso il bambino. Appena mio marito l’ha saputo, mi ha accusata di essere una persona irresponsabile, una pessima moglie, e che era solo colpa mia se il bambino era morto. Lo so, avrei potuto evitare di salire sulle scale, ma ero entrata appena al secondo mese di gravidanza, non pensavo che mi sarei potuta sentire così male. Mi sento così in colpa. Siamo arrivati a casa, neanche il tempo di chiudere la porta dell’ingresso che un occhio nero non me l’ha tolto nessuno. In fondo me lo merito. Ha ragione mio marito: dovrei solo vergognarmi, faccio schifo.
GIUSEPPE: È passata solo una settimana, e si è già verificata un’altra scenata di gelosia ingiustificata. Ieri una ragazza è caduta perché aveva in mano delle buste molto pesanti. L’ho semplicemente aiutata a rialzarsi e le ho offerto il mio aiuto per portare le buste fino a casa. Vi lascio immaginare la reazione della mia fidanzata, o per meglio dire, della mia ex fidanzata. Non ce la facevo più a sopportare i suoi teatrini assurdi. Oggi, uscendo da lavoro, mi sono accorto che le ruote della mia macchina erano sgonfie. Inoltre, l’ho vista per tutto il giorno seguirmi ed osservarmi da lontano. Chissà quali sono le sue intenzioni. I miei genitori sono molto preoccupati, ma io non ho paura di lei. Alla fine, cosa mi può fare?!
NADIA: Ieri sera mio marito mi ha alzato nuovamente le mani. Appena tornato a casa, mi ha vista truccata e con un vestitino attillato. L’avevo indossato per lui, ma lui ha pensato che io dovessi uscire chissà con chi, e senza farmi spiegare mi ha menato. Io non ce la faccio più. Ho rinunciato al sogno della mia vita, viaggiare e lavorare a contatto con popoli e culture diverse dalle mie, per l’amore. Ma l’amore è davvero possessione?
Io non me lo immaginavo proprio così l’amore. Forse mi ero fatta trascinare troppo dalla foga del momento, forse ho visto troppi cartoni animati e letto troppe favole da piccola. L’amore non è quello che ci vogliono far credere: l’amore è crudele. Se io sono qui oggi, è perché ho avuto il coraggio di denunciare un amore malato, un amore che non era vero amore. L’amore deve farti piangere dalla gioia, non dal dolore. La violenza non può essere mai giustificata, nessuno si cerca la violenza. Nessuno ha il diritto di farci del male, mettiamocelo bene in testa! Appena ha scoperto che avevo denunciato il fatto alla polizia, mi ha implorato di ritirare la denuncia, mi ha mandato a casa un mazzo di rose e mi ha invitato a cena; mi ha inoltre promesso che non l’avrebbe fatto più. Io avevo già capito però che una persona non può cambiare da un momento all’altro, che tutti coloro che usano la violenza hanno un problema psicologico derivante da mancanze avute durante l’infanzia, e hanno dunque bisogno di un aiuto da parte di uno specialista. Non dobbiamo avere paura di separarci dalle relazioni tossiche, non dobbiamo darci la colpa di aver incontrato la persona sbagliata: ci siamo solo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
GIUSEPPE: Ciao a tutti. Sono Giuseppe. Non so se mi riconoscete. Sono cambiato un po’dall’ ultima volta che mi avete visto, ma non perché il tempo lascia i propri segni. A lasciare il segno è stato l’acido che Sara mi ha lanciato qualche sera fa. Con una scusa mi ha attirato davanti il cancello di casa; ad un certo punto ha preso un bicchiere del Mc Donald e mi ha lanciato qualcosa contro. Non ho realizzato subito cosa fosse: l’ho capito dopo un paio di secondi, quando ho iniziato a gridare per il bruciore. Istintivamente ho tolto la maglietta corrosa dall’acido, mi sentivo come dentro a un vulcano. Quando mio fratello è sceso da casa, Sara era già scappata. Poco tempo dopo, quando io ero già in ospedale sotto i ferri, la mia famiglia ha saputo che Sara si era costituita. Tutte le denunce fatte per segnalare la pericolosità di questa persona sono state buttate nella spazzatura: alla fine, cosa ti può fare? È una donna! Infatti, non mi ha fatto niente: a parte qualche bruciatura del corpo, a parte aver sfregiato il mio viso e aver rovinato la mia vista, non ha ucciso la mia voglia di vivere. Io sono forte, vado avanti sempre e comunque, non mi faccio mica abbattere da una situazione del genere!
Queste sono le storie di due persone che apparentemente non hanno nulla in comune, ma che in realtà condividono una triste sorte: hanno entrambi subito una violenza che ha lasciato loro delle ferite non solo nel corpo, ma anche e soprattutto nella loro anima. Le loro vite, come purtroppo quelle di tante altre donne e tanti altri uomini sono state stravolte da esseri che non so fino a che punto possano essere definiti umani. Un essere umano dovrebbe, in teoria, avere rispetto dell’altro, e il rispetto non si mostra con la “devozione” e con il silenzio, ma con il dialogo e la comprensione dei bisogni propri ed altrui. Il rispetto per una donna non vuol dire toglierle dalle mani una cassa di acqua da mezzo litro non perché è realmente stanca, ma perché è femmina, e neanche dopo cinque metri consegnarla al tuo amico maschio perché tu sei stremato. Perché sì, anche i maschi possono stancarsi. Un uomo non dimostra il suo grado di mascolinità dai vestiti che indossa o da quanti muscoli (molto spesso pompati) ha. Io ho conosciuto molti più maschi, veri maschi, col tutù, i capelli lunghi, trucco e tacchi. Lo so cosa state pensando: è contro natura. Io invece la definirei controtendenza, voglia di andare contro le convenzioni sociali; posso condividere questo stile di vita o meno, ma posso sicuramente accettarlo, perché a me non cambia nulla. Una persona, maschio o femmina che sia, dal vestito appariscente non mi sta facendo del male, quindi perché dovrei discriminarla?! Perché devo inveire contro di lui/lei? Perché devo ferirlo/a con commenti fuori luogo? E la colpa di tutto ciò non è sua, ma mia. Sono io ad avere un problema, a sentire questa necessità apparente di criticare tutto e tutti se non risponde ai miei canoni di “giusto”.
Un essere umano, se si definisce tale, dovrebbe provare vero amore nei confronti dell’altra persona, che sia partner, amico/a, genitore, bambino. Il vero amore non è fatto solo di abbracci, il vero amore non guarda l’età o il sesso della persona che ha davanti. Il vero amore è accettazione delle nostre diversità, perché la diversità è bellezza, è ricchezza, non un qualcosa da cui fuggire. È nella diversità che si manifesta la nobiltà dell’essere umano, nella sua capacità di guardare all’altro con gli occhi stupiti di un bambino, perché quello che noi stiamo rifiutando può essere la nostra possibilità per allargare i nostri orizzonti, aprire la nostra mente a nuove culture e nuovi modi di pensare e vedere la vita.
Fin da piccola mi sono immaginata la mia vita se fossi stata un maschio, non vi nascondo che alcune volte avrei preferito esserlo; ma poi ho capito che essere maschio o femmina ha i propri pregi e difetti. Ognuno di noi è speciale a suo modo, per migliorare bisogna cambiare il proprio sguardo verso gli altri, puntare meno il dito verso di loro ed essere un po’ più autocritici.
Se vogliamo davvero che i nostri figli, i nostri nipoti, crescano in un mondo meno violento dobbiamo partire dai nostri piccoli gesti quotidiani, dobbiamo iniziare a cambiare la nostra mentalità. I “violenti” di ogni tipo non nascono così, ci diventano, e molto spesso ciò è provocato da un problema nell’educazione infantile e nei modelli negativi con cui il bambino ha contatti quotidianamente, dalla famiglia alla società.
La violenza non si manifesta sempre con un pugno. Anche le parole possono far male, e molto spesso creano delle ferite nell’autostima di una persona che fatica a farle rimarginare. “Pensa, prima di sparare, pensa, prima di dire, di giudicare, prova a pensare, pensa, che puoi decidere tu!”.
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