Siamo i Breakmedown, una band Alternative Metal fondata a Milano nel 2017.
Nel gennaio del 2018, con Faith Blurry alla voce, abbiamo pubblicato il primo Ep dal titolo “Resilience” registrato e mixato al Magnitude Studio da Matteo Magni, contenente 3 brani inediti, scritti e prodotti direttamente da noi. Tra le numerose date fatte in giro per la penisola, abbiamo aperto i concerti di artisti internazionali quali Crazy Town, Joe Stump’s Tower of Babel, Vinnie Moore e Lacuna Coil.
Nel Febbraio 2019 Faith ha abbandonato la band per seguire il suo personale percorso musicale. A Marzo 2019 è entrata nei BMD la nuova cantante Irene Franco.
La line-up attuale vede Irene Franco alla voce, Laerte Ungaro e Morris Steel alle chitarre, Giuseppe “LoChef” Greco al basso e Fabio Benedan alla batteria.
A Ottobre 2019 abbiamo pubblicato, su tutti i Digital Store, il primo disco “The Pond” preceduto da due singoli “Your Game” e “The Noose”! “The Pond” contiene undici tracce inedite, scritte e prodotte da noi, registrate e mixate ancora una volta da Matteo Magni.
A quali artisti vi ispirate? Quindi a quale dimensione vi sentite di appartenere maggiormente?
Ci ispiriamo ad artisti come : Alter bridge, Halestorm, Pantera, A Perfect Circle, Korn, Linkin Park, Tool, ecc.
Non ci siamo mai dati una vera e propria “etichetta” sul genere, c’è chi ci definisce Hard Rock, chi Metal, chi Alternative. Noi abbiamo ritenuto opportuno unire tutte queste definizioni che in qualche modo ci appartengono. Credo che possiamo tranquillamente collocarci nel genere Alternative Metal.
Nel 2018 sono usciti il vostro primo EP “Resilience” (con tre brani: Warrior, Necessary evil e Prisoner) e il singolo live “Trust”. Nel 2019 avete reso pubblici i singoli “Your game” e “The noose”.
Anche se è passato solo un anno, pensate ci sia stato un cambiamento nella produzione, scrittura e stesura dei testi e negli arrangiamenti dei vostri brani?
“Resilience” è stato pubblicato dopo pochi mesi dalla nostra formazione, ci conoscevamo poco. “The Pond” invece è stato un lavoro molto più curato e studiato e credo che si senta anche nella ricerca del suono che in questo disco è stata quasi maniacale. L’album non è direttamente collegato al vecchio ep, sono due storie separate. “Resilience” era una dichiarazione d’intenti, il disco invece racconta quello che abbiamo sotto gli occhi ma che non ci soffermiamo a guardare.
Se doveste convincere una persona a comprare un vostro CD, cosa le direste?
Le direi che fare questo disco per noi è stato terapeutico ed è un disco che vale la pena ascoltare. Magari potrebbe diventare la colonna sonora della sua giornata! 🙂
Ci sono momenti dell’anno in cui si deve fare un regalo e non si sa mai cosa regalare… perchè non un CD di una band emergente?! Potrebbe essere una bella scoperta oltre che un bel regalo (Buon Natale…visitate il nostro merch online 😉 )
Come usate i social network? Inoltre, cosa ne pensate di questa arma a doppio taglio?
Siamo consapevoli del fatto che i social aiutino molto, sono la vetrina più grande per chi fa musica, ma bisogna dedicarci molto tempo e attenzioni. Ovviamente siamo molto attivi su Facebook, Instagram, Twitter e sui nostri canali YouTube e Spotify. A volte è dura controllare tutto ma è il modo migliore per stare in contatto con chi ci segue e ci supporta.
Quali sono i vostri progetti futuri (cd, collaborazioni, featuring, eventi)?
I progetti in cantiere sono molteplici, non possiamo ancora scoprire tutte le carte ma sicuramente in cima alla lista c’è un piccolo tour per portare in giro il nostro disco sia nella nostra penisola che all’estero.
Graziemilleper la vostra disponibilità!
Grazie a te per averci dato la possibilità di parlare un po’ di noi.
Ecco l’intervista a Celeste Delisi, una giovane artista emergente .
Prima di lasciarvi, però ,voglio porvi le mie scuse per aver portato alle lunghe l’intervista . Vi consiglio di vederla tutta perché, oltre a parlare della formazione artistica di Celeste, abbiamo trattato insieme degli argomenti importanti, oltre a parlare della mia piccola esperienza.
Qualche giorno fa si è svolto il convegno “Voci di donne”, organizzato dall’Università di “Mediazione Linguistica ed Interculturale” (nonché Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature Straniere) di Ragusa Ibla È il terzo anno che si organizza quest’importantissima “tavola rotonda” che vede ospiti diversi docenti e professionisti, anche stranieri. A dare il benvenuto la Professoressa M. Paino (Direttrice DISUM) e il Professore Burgio (Presidente SDS), mentre a presentare il convegno S. Lagdaf e M. Carreras i Goicoechea. Lascio allegata la locandina dei due appuntamenti del 29 e 30 Ottobre.
Molte volte si è parlato di donne in modo superficiale: le
donne considerate come esseri fragili, da proteggere, e non come parte
integrante della società che può fare la differenza. Un convegno che mira,
dunque, a trattare un tema molto delicato ma senza, nel frattempo, alcun tipo
di vittimismo; insomma, trattare le donne per quello che sono: degli esseri
umani in carne ed ossa, non creature angeliche portatrici di salvezza. A tal
proposito, mi viene in mente il libro “Psicosociologia del maschilismo” della
scrittrice Chiara Volpato, in cui si
parlava di sessismo ostile e sessismo benevolo: il primo riguarda
un’ostinazione nel controllare la donna, costringendola a restare entro i
canoni della figura femminile della società e, in caso contrario, ad utilizzare
la violenza per soffocare qualsiasi forma di ribellione; il secondo, consiste
appunto nel considerare la donna come essere bisognoso di protezione da parte
del maschio. In entrambi i casi si tende a subordinare la figura femminile a
quella maschile ma, a differenza del sessismo ostile, quello benevolo non
deriva da una visione “malata” dell’uomo che vuole far soccombere la donna al
suo potere. Come dice la stessa parola, si tratta infatti di un sessismo che si
muove per il “bene” della donna, per proteggerla dai pericoli della società. Ed
è, purtroppo, un fenomeno molto diffuso, penetrato pian piano nella società e
diventato ormai la “norma”, la “normalità”. Vi faccio un piccolo esempio
derivante dalla mia esperienza. L’anno scorso mi trovavo a Roma in occasione
del “Sinodo dei Giovani” con Papa Francesco. Io, insieme ad alcuni ragazzi
dell’oratorio, siamo andati al supermercato a comprare delle casse d’ acqua (le
bottigliette erano da mezzo litro). Avendo fatto tanta strada a piedi, un
ragazzo era stanco; così mi sono proposta di portare io la cassetta d’acqua al
posto suo. Dopo aver rifiutato il mio aiuto, ha chiesto ad un altro ragazzo di
portarla, dato che era molto affaticato. Per molti, questo potrebbe sembrare un
gesto di galanteria, a me invece è sembrato che quel ragazzo considerasse me,
come le altre donne, troppo deboli per trasportare un peso sulle spalle. È come
se tutte le donne avessero un deficit fisico e, per questo motivo, debbano
essere preservate. Un altro esempio del
sessismo benevolo può essere trovato nell’espressione “Certo che con quel
vestito te la vai proprio a cercare”. È vero sì che nella vita ci vuole
decenza, ma è anche vero che ognuno di noi è libero di vestirsi come vuole, e
NESSUNO, dico, NESSUNO è giustificato a toccare una donna solo perché indossa
una scollatura provocante. Purtroppo è diffusa l’idea che se io esco con una
minigonna è perché voglio provocare l’uomo; magari, per alcuni casi sarà anche
vero, ma magari io indosso una minigonna perché mi vedo bella, perché mi sento
a mio agio. Che poi penso che le scollature, come le minigonne o i vestitini,
debbano saper essere indossati. Comunque, qualunque sia il motivo per cui io
indosso un certo tipo di vestito, (ripeto) non è giustificabile il fatto che
debba sentire fischi da parte di ragazzi (presenti anche se si indossa un jeans
e una maglietta, questo fa capire che molto spesso il problema è il cervello di
certi uomini) o, ancora peggio, essere toccata o molestata.
IO SONO UNA PERSONA, IO HO UNA DIGNITA’, pertanto esigo di essere RISPETTATA, com’è giusto e normale che sia. Invito a guardare con attenzione il “monologo” di Luciana Litizzetto, un discorso dall’argomento forte, addolcito con sfumature ironiche, ma carico di significato:
Chiudo questa parentesi per aprirne un’altra riguardante gli ospiti del convegno.
Come potete vedere dalla locandina, sia il 29 che il 30
Ottobre il Liceo Musicale Giovanni Verga di Modica ha avuto modo di mostrare le
proprie eccellenze mediante degli interventi musicali a metà convegno. A rappresentare
il liceo l’insegnante di pianoforte, nonché referente di indirizzo Loredana
Vernuccio, e il professore di pianoforte Gianluca Abbate, che ha accompagnato
le esibizioni di entrambe le giornate.
Da amante della musica, non potevo lasciarmi scappare
quest’occasione. Così, ho avuto modo di parlare con Sophia Minauda, cantante
lirica, allieva della professoressa Elvira Mazza, e Sofia Gagliolo, allieva
della classe di violino del professore Pietro Vasile (che abbiamo avuto modo di
ascoltare nella veste di compositore il 30 Ottobre con il brano “Come un alito
di vento”).
Andiamo in ordine “cronologico”. Iniziamo quindi con l’intervista a Sophia Minauda (29 Ottobre), esibitasi con “ Il flauto magico” di Mozart e con “Think of me” (Phantom of the Opera) .
Sophia Minauda durante una sua esibizione
Adriana: Ciao!
Sophia: Ciao!
Adriana: Inizio con il farti qualche domanda sul tuo
percorso. Quando hai iniziato? Quando hai capito che la musica era la tua
strada?
Sophia: Allora, avevo quattro anni quando ho iniziato con
canto moderno e ballo. Coloro che mi hanno in un certo senso influenzato
(chiaramente in modo positivo) sono stati mia mamma, che canta, e mio zio,
insegnante di ballo. A dodici anni ho invece iniziato con la recitazione,
grazie alla quale ho avuto modo di mettere ancor di più in pratica la mia
passione per il canto grazie ai vari musical a cui ho partecipato. Inoltre,
grazie al liceo musicale, ho continuato con i musical ed iniziato canto lirico.
Ho partecipato a “Io canto” nel 2010 e a “Tra sogno e realtà” su La5.
Adriana: Wow! Bellissimo! Ma quindi tu hai iniziato a
studiare canto lirico solo al liceo, giusto?
Sophia: Sì. È stato qui che ho scoperto questa mia dote.
Diciamo che è stata una cosa abbastanza improvvisa, che non mi sarei mai
aspettata.
Adriana: Questo è il tuo ultimo anno di liceo?
Sophia: Sì. Sicuramente, dopo il diploma, continuerò con il
Conservatorio, però proverò anche ad entrare nelle varie accademie di musical,
ad esempio a Milano.
Adriana: Quindi in futuro ti vedi all’interno dei teatri
sotto la veste di cantante lirica o di attrice nei musical?
Sophia: Non solo. Mi piacerebbe sperimentare anche l’ambito
della musica moderna; infatti, il mio genere preferito è quello di Ariana
Grande … praticamente, canto solo lei!
Adriana: Comunque, Ariana non è così distante dall’ambito
lirico, cioè c’è bisogno di una buona estensione per cantare le sue canzoni; di
conseguenza, avere un’impronta lirica non può che essere un tuo vantaggio!
Sophia: Assolutamente! Ariana è una voce semi-lirica.
Adriana: Esatto! Quindi, ritornando ai tuoi esordi, hai
avuto un grandissimo appoggio da parte della tua famiglia, nel cui sangue
scorre l’arte!
Sophia: Sì! Sia i miei genitori che mia nonna, che ho
scoperto facesse canto lirico, mi hanno spinto ad andare avanti.
Adriana: Diciamo che il sostegno da parte della famiglia non
è indispensabile, ma a mio parere fondamentale. È chiaro che se ti poni degli
obiettivi miri al loro raggiungimento, anche se magari la tua famiglia non ti
supporta al cento per cento. Però è anche vero che avere una parola di
conforto, un incoraggiamento da parte loro è sicuramente un ottimo modo per
accrescere la tua autostima, intanto, e poi per trovare la forza per lottare
verso la realizzazione dei tuoi sogni ed aspirazioni.
Sophia: Esattamente! La famiglia è il tuo pilastro, perché
può aiutarti nei momenti difficili come nessuno, neanche il tuo migliore amico,
può fare. Molti artisti, purtroppo, non avendo avuto un sostegno, hanno
conosciuto delle persone che hanno fatto prendere loro delle strade sbagliate e
si sono persi … .
Adriana: Purtroppo sì. Ti faccio un’ultima domanda: nel caso
in cui dovessi intraprendere la strada del canto moderno, ti piacerebbe
diventare una “cantante vera e propria”?
Sophia: Assolutamente! Mi piacerebbe tantissimo calcare i
palchi più rinomati e spaziare dal genere pop alla trap, che è un po’ lo stile
di Ariana Grande! Quindi mi piacerebbe uscire un po’ dallo schema della
cantante lirica che si esibisce solo nei teatri … diciamo che mi piace molto
essere poliedrica!
Adriana: Insomma, ti piacerebbe fare tutto, basta che sia
musica!
Sophia: Esatto!
Adriana: Grazie mille per questa chiacchierata! Ti auguro il
meglio!
Sophia: Ma grazie a te! A presto!
Passiamo adesso all’intervista a Sofia Gagliolo, esibitasi con la “Cantata n° 147” di Bach e con “Ave verum corpus” di Mozart.
Sofia Gagliolo
Adriana: Ciao!
Sofia: Ciao!
Adriana: Intanto, ti ringrazio per la tua disponibilità!
Sofia: Ma grazie a te!
Adriana: Iniziamo con la prima domanda. Quando hai
iniziato questo percorso e quando hai capito che volevi fare la violinista
nella vita?
Sofia: È una domanda un po’ difficile. Allora, avevo 11
anni quando ho iniziato, un po’ “tardi” se così si può dire, nel senso che ci
sono un sacco di musicisti che hanno intrapreso questo percorso sin dalla
tenera età. Quando ho iniziato, non
avevo una strada ben chiara (ero ancora una ragazzina). Però col tempo ho
capito che era una grande passione, e che quindi valeva la pena continuare a
studiare violino. Ho quindi frequentato il corso musicale alle scuole medie e
poi mi sono iscritta al liceo musicale di Modica. All’inizio stavo optando per
il liceo classico o scientifico, ma appena sono entrata da quella porta e ho
sentito la musica proveniente dalle diverse aule, ho subito pensato che quello
fosse il mio “habitat naturale”. Insomma, è stato amore a prima vista! Passano
i primi anni, e non ero ancora molto convinta, anche perché non tutti i
professori mi hanno spronata, invogliata, stimolata a continuare a camminare
per quel sentiero. Ma dal terzo anno di liceo è scattata la scintilla, ed è stato
proprio in quel momento che ho realizzato che volessi fare questo nella vita,
perché è bellissimo; salire sul palco e
sentire quella tensione, quell’ansia da prestazione, che però riesci a
tramutare in energia positiva nel momento in cui vedi le espressioni del
pubblico e pensi soltanto a farlo emozionare.
Adriana: Assolutamente d’accordo con te! Ma quindi,
ritornando al discorso del supporto, hai avuto un riscontro positivo da parte
della tua famiglia, oppure hai dovuto fare tutto da sola?
Sofia: La mia famiglia è assolutamente contenta della mia
scelta, perché sanno che è quello che voglio e che mi rende felice.
Adriana: E questa è una fortuna immensa che non tutti
hanno, purtroppo, perché molto spesso i genitori hanno delle aspettative ben
precise che vogliono riscontrare nelle scelte dei loro figli.
Sofia: Purtroppo è vero. Tu considera che mio padre è
chitarrista, mamma no, però si respira comunque aria di musica a casa mia!
Adriana: Hai comunque preso da tuo padre questa
grandissima e bellissima passione.
Sofia: Sì, ma poi è bellissimo avere accanto a te
qualcuno che parla la tua stessa lingua. Certe volte ci dilettiamo in
improvvisazioni, e ci divertiamo un mondo!
Adriana: Immagino quanto sia bello condividere la tua
arte con una persona così vicina e così speciale! Comunque, hai avuto modo di
condividerla anche al di fuori del “nido familiare”, esibendoti in teatri e
solcando diversi palchi …
Sofia: Assolutamente sì!
La mia più grande fortuna, specialmente quest’ultimo anno di liceo, è stata
quella di far parte dell’ “Ibla Ensemble”. Grazie ad esso ho avuto modo di
esibirmi nei palazzi nobiliari di Ibla. Abbiamo fatto concerti pop, quindi
repertorio musica da film (anche colonne sonore), ma anche musica barocca …
insomma, di tutto e di più! Mi reputo una persona molto fortunata, anche perché
con l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra d’Archi
del Liceo Musicale, sono quasi diventata “di casa” in palcoscenici come quello
del Teatro Garibaldi di Modica, da anni ormai considerato spazio in cui si
esibiscono sia studenti, ma anche musicisti di chiara fama. Inoltre, grazie
allo sprone del mio Maestro, lo scorso giugno, ho avuto l’onore di calcare
palcoscenici come quello del Teatro Antico di Taormina, in qualità di spalla
dei Violini Secondi dell’Orchestra Scolastica Regionale Siciliana.
Un’esperienza non da poco dato che mi ha portata ad esibirmi davanti alle più
alte cariche istituzionali della Scuola, sia a livello regionale che
ministeriale.
Adriana: Wow! Speriamo che questo sia solo l’inizio! A
proposito, quali sono i tuoi progetti futuri?
Sofia: Sicuramente il conservatorio, anche se ancora non
so bene dove. Penso di prendere la laurea triennale qui in Sicilia … poi, chissà,
magari andare su o addirittura all’estero (potrei sfruttare il fatto di essere
italoamericana, quindi l’idea di fare qualche anno fuori non sarebbe così
impossibile da realizzare…).
Adriana: Assolutamente! Sicuramente, studiare all’estero
amplia le tue conoscenze linguistiche e
musicali, ma dona anche prestigio al tuo curriculum.
Sofia: Eh sì! Anche perché, al giorno d’oggi
specialmente, le conoscenze sono fondamentali, non in senso negativo,
naturalmente!
Adriana: Sì, sono degli agganci che ti aiutano a fare
della tua passione un lavoro vero e proprio.
Grazie ancora per questa breve (ma intensa) intervista!
Atwood: Ciao! Siamo gli Atwood, una band milanese formata da Alice – voce, Daniele – chitarra, Alessio – basso, e Lorenzo – batteria. Abbiamo tutti 25-26 anni.
Adriana: Come mai questo nome?
Atwood: Se hai mai guardato the OC, sicuramente ricorderai Ryan Atwood 😀 L’abbiamo scelto perché breve e d’impatto, ci suonava bene. Qualcuno potrebbe trovare un riferimento a Margaret Atwood, o cercare di tradurlo con qualcosa tipo “al bosco” (sì, è successo), ma non è nulla di così complesso!
Adriana: Quando e in che occasione è nata la band?
Atwood: Abbiamo iniziato come cover band nel 2017, ma abbiamo subito cercato di dare un’impronta personale riarrangiandole tutte. Abbiamo approcciato band come Paramore e PVRIS, ma anche pezzi pop radiofonici. Il periodo cover, comunque, è stato brevissimo, perché già dopo un paio di mesi avevamo scritto il nostro primo pezzo, Empty Room (https://youtu.be/-KKFt_FOyAQ), che trovate all’interno dell’EP. Il nostro vero e proprio viaggio inizia il 19/11/2018 con l’uscita di “Black Mirror” (https://youtu.be/09bArMpP3LM). Il 27/11/2018 abbiamo poi pubblicato il primo EP “at odds”. Il 25 ottobre 2019 è uscito il nostro nuovo singolo, “Dance in the sun” (https://youtu.be/ujKEeYn0pCo).
Adriana: In che genere vi sentite più a vostro agio? Qual è la vostra natura?
Atwood: Non c’è un vero e proprio genere in cui ci sentiamo tutti a nostro agio, perché fortunatamente siamo tutti abbastanza diversi a livello di gusti, e questo ci permette di adattarci a ciò che vogliamo fare. Siamo partiti dal post-hardcore/alternative, ma siamo finiti con l’includere più pop per divertirci un po’ a sperimentare cose (per noi) nuove. Non vogliamo prendere una strada e seguirla ciecamente.
Adriana: Pensate di essere radiofonici?
Atwood: Direi di sì. Dance in the sun, il nostro ultimo singolo, ha un’impronta più prettamente “pop”, quindi probabilmente più accessibile a un pubblico più vasto. Non nego però che trovo anche Black Mirror un pezzo radiofonico, forse per il synth che la sorregge: è tamarro quanto basta da restare impresso in chi la ascolta.
Adriana: Di cosa pensate ci sia bisogno per avere successo, insomma, per sfondare?
Atwood: Il talento, chiaro, ma quello ce l’hanno in tanti, e ormai non basta più. Sono dedizione e perseveranza maniacali che premiano, alla fine. La fortuna gioca sempre un ruolo importante, certo, ma bisogna darle una mano.
Adriana: Quali sono i vostri punti forti, quali quelli deboli?
Atwood: I nostri punti forti sono costanza e cocciutaggine davanti a ogni ostacolo, unite a una meticolosa ricerca della perfezione, sia nel suono che nella scrittura. I punti deboli sono difficili da elencare, ma direi che il principale è che dobbiamo ancora farci un po’ le ossa, perché ovviamente non abbiamo l’esperienza di una band attiva da 10 anni.
Adriana: Avete già suonato dal vivo? Se sì, dove?
Atwood: Abbiamo già fatto quasi 40 live da marzo a oggi, e non abbiamo intenzione di fermarci. Tra le tappe più importanti, ad aprile 2019 abbiamo vinto il contest “Nuove prospettive” di Kleisma, che ci ha portati alle finali di 1MNEXT 2019 a Roma. In occasione dell’Emo night vol.2, al Circolo Svolta di Rozzano, abbiamo suonato in apertura ai Lost, storico gruppo della scena emo/pop-punk italiana, e all’Emo Night Vol.4 abbiamo aperto gli Eyes Set To Kill, band di calibro internazionale. Abbiamo poi vinto il Bergamo Summer Contest, organizzato per dare spazio alle band emergenti, e la nostra soddisfazione più recente è essere riusciti ad arrivare in finale al Rock in Park Contest 2019 di Milano, al Legend Club.
Adriana: Quali sono i vostri progetti futuri?
Atwood: Per il futuro abbiamo in piano di suonare tantissimo, possibilmente anche all’estero, e di pubblicare qualche altro pezzo, magari condensato in un EP.
Adriana: Con quali artisti vi piacerebbe collaborare?
Atwood: Ci piacerebbe molto collaborare sia con artisti affermati che con emergenti della scena locale, perché è pieno di musicisti davvero validi. Qui, però, è tutto in forse 😉
Adriana: Vi ringrazio per la vostra disponibilità! A presto!
Lorenzo: Ciao! Sono Lorenzo Iavagnilio, in arte Lor3n, ho 18 anni e suono e canto da quando avevo 11 anni.
Adriana: Qual è stato il tuo primo approccio con la musica?
Lorenzo: Il mio primo approccio l’ho avuto grazie a mio padre. In effetti aveva una chitarra, regalatagli da mia madre, e dalla prima volta che l’ho vista ho cominciato ad interessarmi sempre di più.
Adriana: Hai mai studiato professionalmente o sei autodidatta?
Lorenzo: Studio musica dalla prima media in una scuola che oramai è diventata parte di me ed è proprio grazie ad essa che sono riuscito a trovare maggiori stimoli per andare avanti.
Adriana: Che rapporto hai con la musica? Lavori già a stretto contatto con essa o per adesso è soltanto un hobby che, magari, in futuro potrà diventare qualcosa di più concreto?
Lorenzo: Il mio sogno sarebbe quello di riuscire a vivere solo facendo musica, ma per ora mi diletto solo nel fare live nella mia piccola città.
Lorenzo: Il mio primo inedito uscito a fine luglio, “Come stai?”, è nato nel mio home-studio attraverso un giro di semplici accordi. È un progetto a se stante, infatti ho intenzione di far uscire il mio primo album a distanza di circa 5 inediti.
Adriana: A chi e a che situazioni ti ispiri di solito quando scrivi le tue canzoni?
Lorenzo: Quando scrivo le mie canzoni mi ispiro esclusivamente a quello che ho vissuto o provato e devo ammettere che mi aiuta molto poiché è un modo per liberarmi.
Adriana: Progetti futuri. In che modo pensi di far diventare la musica una tua realtà quotidiana?
Lorenzo: Per quanto riguarda il mio futuro ho dei progetti ben chiari. Vorrei far uscire, come ho già detto, altri 4 brani e infine proporre un mio album. Ho intenzione di far appassionare la gente della mia musica e proverò a farlo attraverso il mio secondo inedito che probabilmente uscirà a fine Novembre.
Io mi sto godendo gli ultimi giorni di libertà prima dell’inizio del secondo anno di Università. Sarà un anno impegnativo, ma sono sicura che mi permetterà di maturare ancora di più, oltre ad aumentare le mie conoscenze e competenze in ambito linguistico.
Adesso basta parlare di Università. In quest’articolo vi parlerò brevemente di una ragazza di 21 anni con un sogno: la musica. Fin da piccola ha coltivato il suo sogno, affiancata dai suoi genitori e da sua sorella, anche lei fortemente appassionata di musica e canto e, a 12 anni circa, ha iniziato a studiare canto. La musica è quella polverina magica che la fa sognare: il palco è la sua terra, il posto in cui si trova a suo agio, perché lì può essere veramente se stessa, senza filtri né maschere. Se fosse per lei, non scenderebbe mai dal palco per non smettere di cantare. Il canto è il suo modo di esprimere emozioni, di condividere messaggi sociali che non tutti avrebbero il coraggio di affrontare. Per questo la scelta di pezzi ardui, forti: perché la voce è uno dei veicoli migliori per lasciare un segno.
Sto parlando di Debora Manenti, vincitrice del Festival di Castrocaro 2019.
Non voglio scrivere nient’altro: sarà lei a raccontarsi, stavolta non attraverso il canto. Ecco a voi la nostra chiacchierata.
Video Casting Amici di Debora Manenti
Premiazione concorso canoro 30^ Goccia d’Oro ed esibizione canora di Debora con il brano “Look at me now” (Chris Brown)
Domenica 18 Agosto si è svolto, presso l’ex convento delle Benedettine a Gela, l’evento dell’Estate Gelese intitolato “Musica colta”, organizzato dall’associazione ”Amici della Musica G. Navarra” e patrocinato dall’Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo. Si tratta di una delle tante serate dedicate all’ascolto di musica classica, jazz e canto lirico (per visionare le prossime date, andare a fine articolo). L’ultima data ha visto protagonista il duo composto dal violoncellista Francesco Angelico e dalla pianista Giulia Russo. Prima di pubblicare il video della loro esibizione, vorrei presentarvi brevemente i due musicisti.
Si tratta di un ensemble nato nel 2017.
Francesco Angelico è uno studente dell’ Istituto Superiore
di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Catania. Si perfeziona seguendo dei
Masterclass dei maestri Hoffmann e G. Sollima. Si è esibito nei più importanti
teatri del panorama italiano, come l’Auditorium “G. Agnelli” di Torino e il
Teatro “Laura Rossi” di Macerata insieme all’orchestra G. Sinopoli. Ha vinto
importanti concorsi solistici, come il “Placido Mandanici” e il “B. Albanese”.
Giulia Russo ha ottenuto il diploma e la laurea
specialistica con il massimo dei voti e lode, dignità di stampa e incisione
discografica sotto la guida del maestro Maria Santina Schillaci. Si è esibita
in concerto in formazioni cameristiche e da solista in importanti palcoscenici
come il Mozarteum di Salisburgo e Milano Piano City 2019. Nel 2016 ha debuttato
da solista con l’orchestra dell’Istituto “Vincenzo Bellini”, eseguendo il
Concerto n° 3 di Beethoven.
Il duo ha vinto il Primo Premio Assoluto e il Premio Interpretazione al Concorso Nazionale “Amigdala” 2019.
Ma non è finita qui: l’evento ha riservato una sorpresa che è stata abbastanza gradita dal pubblico. Alla serata ha infatti partecipato un ospite speciale: si tratta del piccolo grande pianista romano Gabriele Ricupero. A soli 12 anni, è un portento: riesce ad eseguire interi brani di musica classica in modo eccellente; ma, indovinate un po’… senza leggere lo spartito! Domenica ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con lui. Ecco a voi il risultato.
Ne approfitto per ringraziare i genitori di Gabriele che mi hanno dato il permesso di pubblicare questa piccola “intervista”. Vi lascio con il video dell’esibizione di Gabriele. Ricordo che alla fine dell’articolo troverete le prossime date di “La Musica Colta”.