“Vivo per lei perchè oramai io non ho altra via d’uscita, perchè la musica lo sai, davvero non l’ho mai tradita. Vivo per lei perchè mi dà pause e note in libertà. Ci fosse un’altra vita la vivo, la vivo per lei.”
Avrete sicuramente intuito a che canzone mi stia riferendo. Questi versi mi fanno venire in mente un professionista che ha deciso di dedicare interamente la sua vita alla musica.
Io con quest’artista ho avuto la fortuna di chiacchierare del suo amore nei confronti di un’arte così attraente ed eclettica. Ecco a voi la mia intervista a Marco Vito, cantante, direttore d’orchestra, musical performer e vocal coach (insomma, poca roba!).
Marco Vito e Riccardo Cocciante (foto presa da Gazzetta del Sud Online – Messina) Musical “Romeo e Giulietta” (Foto presa da Overblog)
A sedici anni ha già debuttato all’Arena di Verona, e nel 2007 ha ricoperto il ruolo di Romeo nella tragedia shakespeariana “Romeo e Giulietta” rivisitata dal grande Riccardo Cocciante. Quando ha iniziato questo percorso, aveva già in mente di continuare con i musical per fare della sua passione una professione, oppure aveva altri progetti per il futuro?
Ciò che succede a 16 anni non puoi prevederlo.
Ero un ragazzo normale che amava studiare e ovviamente cantare, la musica è sempre stata il mio grande amore ma non ero sicuro che sarebbe potuta diventare la mia realtà.
Poi ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada Riccardo Cocciante che è stato mio maestro di vita, e ha cambiato totalmente il mio modo di vedere la musica. Ho capito che sarebbe stato il mio futuro.
Successivamente, ha avuto modo di diventare vocal coach e collaboratore musicale di diversi programmi TV, come “Ora o mai più”, “Ti lascio una canzone” e “The voice of Italy”. Mi racconti brevemente di quest’esperienza. Cosa si porta dietro?
Amo lavorare dietro le quinte dei programmi tv, lo faccio ormai da più di dieci anni ed ho avuto modo di conoscere tantissimi grandi artisti e confrontarmi con loro. Ho iniziato con il Maestro Leonardo De Amicis e da lui ho imparato tanto. Oggi occuparmi della crescita dei giovani talenti e lavorare alla creazione della loro personalità artistica è ciò che mi dà più stimoli.
Marco Vito direttore d’orchestra ad “Amici” (Foto presa dal profilo instagram di Marco Vito)
L’esperienza più recente la vede direttore dell’orchestra (formata da musicisti giovanissimi) del celebre programma “Amici” nella sua penultima edizione. Che cosa prova quando sta a contatto con i ragazzi? E soprattutto, com’è stato accompagnare la stupenda e imponente voce del tenore Alberto Urso?
Dirigere l’orchestra di Amici come ho sempre detto, è il coronamento di un sogno. Ho lavorato tanto per riuscire ad essere pronto per un compito così importante e ringrazio sempre della fiducia il Maestro Celso Valli e Maria De Filippi che rischiando hanno scommesso su di me.
Con i ragazzi che fanno parte del programma così come con i miei musicisti, siamo coetanei, ci accomunano gli stessi sogni, le stesse speranze e le stesse paure. Respiriamo insieme la stessa musica e condividiamo la voglia di farne la nostra vita.
Marco Vito e Alberto Urso (Foto presa dalle stories di Marco Vito)
Accompagnare Alberto è stato ancor più emozionante, lo conosco da piccolo, gli ho visto muovere i primi passi in musica tanti anni fa, veniamo dalla stessa provincia. L’ho preparato a “Ti Lascio Una Canzone” nel 2010, ed è stato bello ritrovare lo stesso ragazzo pulito, con un enorme talento, che negli anni ha fatto sacrifici enormi per formarsi e raggiungere questo grande obiettivo.
Tecla Insolia e Marco Vito (Foto presa dalle stories di Marco Vito)
Ieri Tecla Insolia ha debuttato a Sanremo nella categoria Giovani con il singolo “8 Marzo”. Che emozione ha provato nel leggere il suo nome tra i professionisti che hanno collaborato alla creazione di questo brano così toccante?
Ero stato al festival due volte, ci ho cantato da ospite con Riccardo Cocciante, sono passati dieci anni, e sentir dire il mio nome è stata una soddisfazione che non credevo potesse darmi queste sensazioni. Scrivere per Tecla, con la quale abbiamo condiviso tanto, che ho visto crescere all’Accademia Le Muse di Gianna Martorella di Piombino sua manager, è ancora più emozionante.
C’è un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare?
Vivo di sogni da quando ho iniziato a fare questo lavoro, mi piacerebbe continuare a crescere per dare il massimo alla musica, che mi regala sempre di più di quanto io possa dare a lei.
La ringrazio davvero tanto per la sua disponibilità. Le auguro con tutto il cuore di percorrere la strada che la musica ha tracciato per lei per tutta la vita.
Ormai da una settimana si sono concluse le vacanze natalizie, o per meglio dire, le abbuffate natalizie… Ma non tocchiamo questo tasto dolente!!! 😥
Piuttosto, parliamo di musica.
Mario Grande (foto presa dal suo profilo instagram)
Qualche giorno fa ho avuto l’immenso piacere di scambiare due chiacchiere con Mario Grande, cantautore, musicista e produttore musicale (poca roba…).
Prima di lasciarvi, però, all’intervista, mi sento in dovere di fare una piccola presentazione.
Mario Grande, nato a Roma, è figlio di Adriano Grande, uno tra i poeti più rilevanti del 1900.
Da bambino inizia a prendere confidenza con il pianoforte e la chitarra e compone canzoni. Comincia la sua attività di musicista realizzando musica per il cinema. Ha realizzato la colonna sonora del film di Martina D’Anna “Prima le donne e i bambini” del 1992, che ha segnato d’altronde l’esordio al cinema di Corrado Guzzanti.
Contemporaneamente all’attività musicale coltiva la sua passione per la radio e collabora come intrattenitore presso alcune talk radio della capitale.
Nel 2008 fonda la label M.B.C musica con cui organizza rassegne musicali e concerti.
Grazie alle svariate sollecitazioni dei suoi colleghi musicisti, decide di pubblicare alcune sue composizioni e nel 2008 nasce “Viaggi Sul Tempo” (https://www.youtube.com/watch?v=SsFvI1xr8PY), album prettamente acustico, risultato della sua penna, per di più pregno di diversi stili (dal rock, al pop mainstream, fino al sound latino). Vanta prestigiose collaborazioni musicali, come Marco Rinalduzzi, Cristiano Micalizzi, Elio Buselli, Tommaso Morrone, Fabrizio Palma e Rossella Ruini.
Con il secondo singolo “Marzo” (https://www.youtube.com/watch?v=4_ORPTzPQ2I) il regista e autore televisivo Walter Corda si occupa della cura del videoclip, insieme alle illustrazioni dell’artista Amalia Caratozzolo.
Durante la lavorazione del primo album nasce una duratura collaborazione con Marco Rinalduzzi, chitarrista elettrico, nonché editore musicale del progetto.
Nel 2011 vede la luce il singolo “Al mercato delle foglie” (https://www.youtube.com/watch?v=ga5C98kjy9U). Protagonista del videoclip Mohamed Zouaui, proclamato nello stesso anno attore rivelazione e vincitore del Golden Globe.
Nel 2014 esce “Al centro del nord” (https://www.youtube.com/watch?v=lNrz3TgSbBs) , un brano pop dalle nuances rock, insieme al videoclip girato a Tokyo nel quartiere di Shibuya. Da questo momento in poi Mario Grande si occuperà personalmente della regia dei suoi videoclip. Del novembre 2017 è “Ogni singolo momento” (https://www.youtube.com/watch?v=KqJhKzjwZyo), brano dalla melodia sinuosa; del Luglio 2018, invece, “In qualche angolo di me” (https://www.youtube.com/watch?v=tNZmbZmrSa0) girato fra New York e Lucca con la partecipazione dell’attrice Eleonora Di Miele. A Gennaio del 2018 gira il videoclip della sua cover del brano “Dettagli” (https://www.youtube.com/watch?v=1nJQWtcaoxU) di Ornella Vanoni e Gino Paoli del 1973, nonché rivisitato nel 1980 da Roberto Carlos. L’album più giovane è “#capitolosecondo” (https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_k6tSfLP4eb1Co9k8Kh34WVHopkTw9kZBg) , messo in commercio nel 2019, contenente 7 inediti + gli ultimi due singoli pubblicati e la versione rimasterizzata di “Al mercato delle foglie”. Fra i musicisti che hanno collaborato all’album: Phil Palmer, Marco Rinalduzzi, Francesco Arpino, Cristiano Micalizzi, Elio Buselli, Luca Trolli, Salvatore Corazza, Tommaso Morrone, Fabrizio Palma, Serena Caporale e molti altri. Contemporaneamente all’uscita dell’album esce il videoclip del singolo “Immobile” (https://www.youtube.com/watch?v=05sFjQxzrwE).
In che occasione hai iniziato a cantare?
Ho cominciato a cantare da bambino in un coro ma il mio desiderio è sempre stato quello di scrivere canzoni. Ricordo che vidi una tastiera elettronica a casa di un mio compagno di scuola e il desiderio fu immediatamente quello di usarla per comporre una canzone “mia”. Le mie prime composizioni nascono così, su una tastierina come quella che arrivò a casa mia in un Natale di tanti anni fa.
Come hai scoperto di avere la stoffa per scrivere anche testi?
Non saprei, è stato tutto molto naturale, quando ho provato a scrivere le prime canzoni ho cominciato anche a scrivere i testi, sai mio padre era un poeta e forse c’è qualcosa di ereditario nella voglia di raccontare delle storie e delle emozioni.
Quanti e quali strumenti suoni? Hai mai pensato di ampliare le tue conoscenze mettendoti alla prova con altri strumenti?
Sì, ho provato a suonare un po’ di tutto ma più per divertimento. Suono chitarra e pianoforte, ma li ho sempre utilizzati soprattutto per comporre… non mi ritengo un polistrumentista. In genere compongo i brani più romantici/soft con l’ausilio del pianoforte, invece prendo la chitarra quando ho voglia di fare un po’ di rock: in fondo sono due strumenti che rappresentano bene le mie due anime pop e rock!
Il nuovo album #capitolosecondo si apre con il singolo “Immobile”. Non avrai preso ispirazione da Alessandra Amoroso 😊 😊. Scherzi a parte, a chi dedichi questa canzone?
A proposito di Alessandra Amoroso e della “sua” Immobile ti racconto un aneddoto: gliela cantai a sorpresa in occasione di un suo compleanno, festeggiato con amici comuni, durante una vacanza a New York qualche anno fa. E’ una grande artista e una persona di cui apprezzo tanto umanità e sensibilità.
La mia “Immobile” invece è stata scritta recentemente ma non è detto che, inconsciamente, quando ho scritto il testo non sia stato condizionato dal ricordo di quella vacanza… chissà…
E’ dedicata a tutte le persone che rimangono ferme ad aspettare qualcuno che forse non arriverà o non ritornerà mai. Nel videoclip, che ho diretto e che accompagna questo brano, ho voluto esasperare con fantasia questo concetto raccontando la storia di un uomo che “immobile nel suo amore” parte dal 1930 e, superando la barriera del tempo, arriva fino ai giorni nostri per incontrare e testimoniare alla sua amata l’esistenza di un antico sentimento.
Wow! Un’ultima domanda: cosa vorresti fare in seguito?
Continuerò a scrivere canzoni perché questa per me è una necessità vitale. Con la mia etichetta, MBC musica, continuerò ad occuparmi di promozione e management: mi gratifica moltissimo mettere la mia esperienza a disposizione di altri artisti.
È davvero stupendo quello che fai. Stare a contatto con la musica ogni giorno e fare di essa uno strumento di sostentamento, oltre ad essere una parte di sé stessi, è davvero una gran fortuna.
Ti ringrazio davvero tanto per la tua preziosa collaborazione!
Nello scorso articolo (https://passionfor.music.blog/2020/01/03/natale-di-luce-tempo-di-occhi-nuovi/) ho parlato del messaggio che i ragazzi del coro Karisma hanno voluto trasmettere: guardare al mondo con gli occhi di un bambino ed imparare a cogliere l’essenza del Natale. Ed è proprio questo che Stash, frontman dei Kolors, ha voluto dimostrare mediante un’azione concreta. Ecco le varie storie da lui pubblicate:
Voglio fare una precisazione ed esprimere in tal modo il mio parere sulla questione. Stash, come tutti i personaggi famosi, HA IL DOVERE di rendere pubblici questi momenti poiché, essendo appunto noto e seguito soprattutto da molti giovani, può dare loro un esempio positivo. Perché non utilizzare i social in modo produttivo? Perché pubblicare solo foto in bikini o mostra-muscoli oppure sputare il veleno che scorre nelle vene mediante commenti sotto i post dei vip, sprecando il nostro tempo a criticare chi non conosciamo neanche? Ci sono già state critiche nei confronti di questi video, considerato un mezzo di aumento di like e followers: “Il bene si fa in silenzio”. Questo senza dubbio, ma io sono convinta del fatto che Stash, come tutti i volti noti italiani e non, non abbiano bisogno di questi stratagemmi per essere amati maggiormente dal pubblico. Anche perché non è un solo video a dimostrare chi si è veramente, ma le azioni di ogni giorno, e se si finge prima o poi la maschera cadrà e si svelerà chi è davvero.
Termino questo mini-articolo citando le parole di Stash: “Magari iniziasse una moda di questo tipo sui social, così almeno tra un post da fighi e l’altro ci sarebbe qualcosa come un messaggio umano dietro”. #chediventiunamoda #spreadsomeloveforanyone
Presentati! (nome, stile musicale, cantante/i di riferimento).
Ciao! Sono Mauro Tummolo, cantautore Pop Rock e vengo dalla Basilicata. I miei punti di riferimento artistici sono, senza dubbio, Nek, Biagio Antonacci e, in ambito internazionale, Robbie Williams.
Hai già avuto modo di metterti in gioco mediante live e di collaborare con artisti?
In 7 anni ho all’attivo oltre 150 Live fatti con la mia BAND (tutta made in LUCANIA) tra Italia, Svizzera e Slovacchia. Ho avuto l’onore di duettare con Stefano Centomo; inoltre, ho aperto concerti di Dodi Battaglia, Maria Nazionale, The Kolors, Neri per Caso e collaborato con Mario Rosini. In più con me hanno suonato in qualche Live (tributando i Modà) i musicisti stessi: Stefano Forcella ,Claudio Dirani e Diego Arrigoni. Recentemente ho preso parte a “Cesko Slovensko Ma Talent”, versione cecoslovacca di “Italia’s Got Talent”, portando su quel palco la musica italiana.
Copertina “Pianeti diversi”
Nel 2019 è uscito il tuo singolo “Pianeti diversi” (https://www.youtube.com/watch?v=Rb5aZaCGOGc) , che anticipa il nuovo disco in uscita nella primavera del 2020, scritto con Andrea Sandri e vede il prezioso contributo di due straordinari musicisti quali Mario Guarini (bassista che ha collaborato con Claudio Baglioni, Samuele Bersani, Massimo Ranieri, Gino Paoli, Gianni Morandi e tanti altri) e Chicco Gussoni (chitarrista che ha suonato tra gli altri con Lucio Dalla, Nek, Franco Battiato, Mango, Patty Pravo, Eros Ramazzotti). Perché questo titolo, e a chi dedichi questo brano?
E’ un po’ come un amarcord degli anni passati che non esistono più. Infatti oggi viviamo in un mondo che corre veloce, frenetico, in cui si è persa completamente o quasi la volontà di fare quelle cose che una volta davano un valore alla nostra esistenza. La canzone infatti inizia con queste parole: “Sai che non ricevo più le tue lettere …”. “Pianeti diversi” proprio perché viviamo in una realtà differente rispetto al passato, da qui i due pianeti, quello che era e quello che siamo diventati.
L’ispirazione è depositata nelle immagini della mia vita vissuta che vivo ogni giorno e in quella immaginaria. A volte scrivo di notte ma anche di giorno o durante i miei viaggi. Catturo soprattutto le emozioni che mi trasmettono le persone che non conosco che hanno tanto da raccontare e tanto da dire.
Cosa vorresti accadesse in futuro per la tua carriera musicale?
Innanzitutto vorrei che il disco uscisse nella primavera del 2020 e che possa arrivare chiaro e tondo, a tutte le persone che ascolteranno l’album, il messaggio contenuto nei miei brani; anche se il focus è quello di fare musica, essere se stessi senza mai annientarsi. Il mio motto è sempre lo stesso : CHI LA DURA LA VINCE (tra l’altro titolo del mio primo album)!
E io citerei anche le parole di un artista che adoro: “Sognare in grande, ma restare con i piedi per terra!”. Ti ringrazio per la tua disponibilità!
Ecco l’intervista a Celeste Delisi, una giovane artista emergente .
Prima di lasciarvi, però ,voglio porvi le mie scuse per aver portato alle lunghe l’intervista . Vi consiglio di vederla tutta perché, oltre a parlare della formazione artistica di Celeste, abbiamo trattato insieme degli argomenti importanti, oltre a parlare della mia piccola esperienza.
Qualche giorno fa si è svolto il convegno “Voci di donne”, organizzato dall’Università di “Mediazione Linguistica ed Interculturale” (nonché Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature Straniere) di Ragusa Ibla È il terzo anno che si organizza quest’importantissima “tavola rotonda” che vede ospiti diversi docenti e professionisti, anche stranieri. A dare il benvenuto la Professoressa M. Paino (Direttrice DISUM) e il Professore Burgio (Presidente SDS), mentre a presentare il convegno S. Lagdaf e M. Carreras i Goicoechea. Lascio allegata la locandina dei due appuntamenti del 29 e 30 Ottobre.
Molte volte si è parlato di donne in modo superficiale: le
donne considerate come esseri fragili, da proteggere, e non come parte
integrante della società che può fare la differenza. Un convegno che mira,
dunque, a trattare un tema molto delicato ma senza, nel frattempo, alcun tipo
di vittimismo; insomma, trattare le donne per quello che sono: degli esseri
umani in carne ed ossa, non creature angeliche portatrici di salvezza. A tal
proposito, mi viene in mente il libro “Psicosociologia del maschilismo” della
scrittrice Chiara Volpato, in cui si
parlava di sessismo ostile e sessismo benevolo: il primo riguarda
un’ostinazione nel controllare la donna, costringendola a restare entro i
canoni della figura femminile della società e, in caso contrario, ad utilizzare
la violenza per soffocare qualsiasi forma di ribellione; il secondo, consiste
appunto nel considerare la donna come essere bisognoso di protezione da parte
del maschio. In entrambi i casi si tende a subordinare la figura femminile a
quella maschile ma, a differenza del sessismo ostile, quello benevolo non
deriva da una visione “malata” dell’uomo che vuole far soccombere la donna al
suo potere. Come dice la stessa parola, si tratta infatti di un sessismo che si
muove per il “bene” della donna, per proteggerla dai pericoli della società. Ed
è, purtroppo, un fenomeno molto diffuso, penetrato pian piano nella società e
diventato ormai la “norma”, la “normalità”. Vi faccio un piccolo esempio
derivante dalla mia esperienza. L’anno scorso mi trovavo a Roma in occasione
del “Sinodo dei Giovani” con Papa Francesco. Io, insieme ad alcuni ragazzi
dell’oratorio, siamo andati al supermercato a comprare delle casse d’ acqua (le
bottigliette erano da mezzo litro). Avendo fatto tanta strada a piedi, un
ragazzo era stanco; così mi sono proposta di portare io la cassetta d’acqua al
posto suo. Dopo aver rifiutato il mio aiuto, ha chiesto ad un altro ragazzo di
portarla, dato che era molto affaticato. Per molti, questo potrebbe sembrare un
gesto di galanteria, a me invece è sembrato che quel ragazzo considerasse me,
come le altre donne, troppo deboli per trasportare un peso sulle spalle. È come
se tutte le donne avessero un deficit fisico e, per questo motivo, debbano
essere preservate. Un altro esempio del
sessismo benevolo può essere trovato nell’espressione “Certo che con quel
vestito te la vai proprio a cercare”. È vero sì che nella vita ci vuole
decenza, ma è anche vero che ognuno di noi è libero di vestirsi come vuole, e
NESSUNO, dico, NESSUNO è giustificato a toccare una donna solo perché indossa
una scollatura provocante. Purtroppo è diffusa l’idea che se io esco con una
minigonna è perché voglio provocare l’uomo; magari, per alcuni casi sarà anche
vero, ma magari io indosso una minigonna perché mi vedo bella, perché mi sento
a mio agio. Che poi penso che le scollature, come le minigonne o i vestitini,
debbano saper essere indossati. Comunque, qualunque sia il motivo per cui io
indosso un certo tipo di vestito, (ripeto) non è giustificabile il fatto che
debba sentire fischi da parte di ragazzi (presenti anche se si indossa un jeans
e una maglietta, questo fa capire che molto spesso il problema è il cervello di
certi uomini) o, ancora peggio, essere toccata o molestata.
IO SONO UNA PERSONA, IO HO UNA DIGNITA’, pertanto esigo di essere RISPETTATA, com’è giusto e normale che sia. Invito a guardare con attenzione il “monologo” di Luciana Litizzetto, un discorso dall’argomento forte, addolcito con sfumature ironiche, ma carico di significato:
Chiudo questa parentesi per aprirne un’altra riguardante gli ospiti del convegno.
Come potete vedere dalla locandina, sia il 29 che il 30
Ottobre il Liceo Musicale Giovanni Verga di Modica ha avuto modo di mostrare le
proprie eccellenze mediante degli interventi musicali a metà convegno. A rappresentare
il liceo l’insegnante di pianoforte, nonché referente di indirizzo Loredana
Vernuccio, e il professore di pianoforte Gianluca Abbate, che ha accompagnato
le esibizioni di entrambe le giornate.
Da amante della musica, non potevo lasciarmi scappare
quest’occasione. Così, ho avuto modo di parlare con Sophia Minauda, cantante
lirica, allieva della professoressa Elvira Mazza, e Sofia Gagliolo, allieva
della classe di violino del professore Pietro Vasile (che abbiamo avuto modo di
ascoltare nella veste di compositore il 30 Ottobre con il brano “Come un alito
di vento”).
Andiamo in ordine “cronologico”. Iniziamo quindi con l’intervista a Sophia Minauda (29 Ottobre), esibitasi con “ Il flauto magico” di Mozart e con “Think of me” (Phantom of the Opera) .
Sophia Minauda durante una sua esibizione
Adriana: Ciao!
Sophia: Ciao!
Adriana: Inizio con il farti qualche domanda sul tuo
percorso. Quando hai iniziato? Quando hai capito che la musica era la tua
strada?
Sophia: Allora, avevo quattro anni quando ho iniziato con
canto moderno e ballo. Coloro che mi hanno in un certo senso influenzato
(chiaramente in modo positivo) sono stati mia mamma, che canta, e mio zio,
insegnante di ballo. A dodici anni ho invece iniziato con la recitazione,
grazie alla quale ho avuto modo di mettere ancor di più in pratica la mia
passione per il canto grazie ai vari musical a cui ho partecipato. Inoltre,
grazie al liceo musicale, ho continuato con i musical ed iniziato canto lirico.
Ho partecipato a “Io canto” nel 2010 e a “Tra sogno e realtà” su La5.
Adriana: Wow! Bellissimo! Ma quindi tu hai iniziato a
studiare canto lirico solo al liceo, giusto?
Sophia: Sì. È stato qui che ho scoperto questa mia dote.
Diciamo che è stata una cosa abbastanza improvvisa, che non mi sarei mai
aspettata.
Adriana: Questo è il tuo ultimo anno di liceo?
Sophia: Sì. Sicuramente, dopo il diploma, continuerò con il
Conservatorio, però proverò anche ad entrare nelle varie accademie di musical,
ad esempio a Milano.
Adriana: Quindi in futuro ti vedi all’interno dei teatri
sotto la veste di cantante lirica o di attrice nei musical?
Sophia: Non solo. Mi piacerebbe sperimentare anche l’ambito
della musica moderna; infatti, il mio genere preferito è quello di Ariana
Grande … praticamente, canto solo lei!
Adriana: Comunque, Ariana non è così distante dall’ambito
lirico, cioè c’è bisogno di una buona estensione per cantare le sue canzoni; di
conseguenza, avere un’impronta lirica non può che essere un tuo vantaggio!
Sophia: Assolutamente! Ariana è una voce semi-lirica.
Adriana: Esatto! Quindi, ritornando ai tuoi esordi, hai
avuto un grandissimo appoggio da parte della tua famiglia, nel cui sangue
scorre l’arte!
Sophia: Sì! Sia i miei genitori che mia nonna, che ho
scoperto facesse canto lirico, mi hanno spinto ad andare avanti.
Adriana: Diciamo che il sostegno da parte della famiglia non
è indispensabile, ma a mio parere fondamentale. È chiaro che se ti poni degli
obiettivi miri al loro raggiungimento, anche se magari la tua famiglia non ti
supporta al cento per cento. Però è anche vero che avere una parola di
conforto, un incoraggiamento da parte loro è sicuramente un ottimo modo per
accrescere la tua autostima, intanto, e poi per trovare la forza per lottare
verso la realizzazione dei tuoi sogni ed aspirazioni.
Sophia: Esattamente! La famiglia è il tuo pilastro, perché
può aiutarti nei momenti difficili come nessuno, neanche il tuo migliore amico,
può fare. Molti artisti, purtroppo, non avendo avuto un sostegno, hanno
conosciuto delle persone che hanno fatto prendere loro delle strade sbagliate e
si sono persi … .
Adriana: Purtroppo sì. Ti faccio un’ultima domanda: nel caso
in cui dovessi intraprendere la strada del canto moderno, ti piacerebbe
diventare una “cantante vera e propria”?
Sophia: Assolutamente! Mi piacerebbe tantissimo calcare i
palchi più rinomati e spaziare dal genere pop alla trap, che è un po’ lo stile
di Ariana Grande! Quindi mi piacerebbe uscire un po’ dallo schema della
cantante lirica che si esibisce solo nei teatri … diciamo che mi piace molto
essere poliedrica!
Adriana: Insomma, ti piacerebbe fare tutto, basta che sia
musica!
Sophia: Esatto!
Adriana: Grazie mille per questa chiacchierata! Ti auguro il
meglio!
Sophia: Ma grazie a te! A presto!
Passiamo adesso all’intervista a Sofia Gagliolo, esibitasi con la “Cantata n° 147” di Bach e con “Ave verum corpus” di Mozart.
Sofia Gagliolo
Adriana: Ciao!
Sofia: Ciao!
Adriana: Intanto, ti ringrazio per la tua disponibilità!
Sofia: Ma grazie a te!
Adriana: Iniziamo con la prima domanda. Quando hai
iniziato questo percorso e quando hai capito che volevi fare la violinista
nella vita?
Sofia: È una domanda un po’ difficile. Allora, avevo 11
anni quando ho iniziato, un po’ “tardi” se così si può dire, nel senso che ci
sono un sacco di musicisti che hanno intrapreso questo percorso sin dalla
tenera età. Quando ho iniziato, non
avevo una strada ben chiara (ero ancora una ragazzina). Però col tempo ho
capito che era una grande passione, e che quindi valeva la pena continuare a
studiare violino. Ho quindi frequentato il corso musicale alle scuole medie e
poi mi sono iscritta al liceo musicale di Modica. All’inizio stavo optando per
il liceo classico o scientifico, ma appena sono entrata da quella porta e ho
sentito la musica proveniente dalle diverse aule, ho subito pensato che quello
fosse il mio “habitat naturale”. Insomma, è stato amore a prima vista! Passano
i primi anni, e non ero ancora molto convinta, anche perché non tutti i
professori mi hanno spronata, invogliata, stimolata a continuare a camminare
per quel sentiero. Ma dal terzo anno di liceo è scattata la scintilla, ed è stato
proprio in quel momento che ho realizzato che volessi fare questo nella vita,
perché è bellissimo; salire sul palco e
sentire quella tensione, quell’ansia da prestazione, che però riesci a
tramutare in energia positiva nel momento in cui vedi le espressioni del
pubblico e pensi soltanto a farlo emozionare.
Adriana: Assolutamente d’accordo con te! Ma quindi,
ritornando al discorso del supporto, hai avuto un riscontro positivo da parte
della tua famiglia, oppure hai dovuto fare tutto da sola?
Sofia: La mia famiglia è assolutamente contenta della mia
scelta, perché sanno che è quello che voglio e che mi rende felice.
Adriana: E questa è una fortuna immensa che non tutti
hanno, purtroppo, perché molto spesso i genitori hanno delle aspettative ben
precise che vogliono riscontrare nelle scelte dei loro figli.
Sofia: Purtroppo è vero. Tu considera che mio padre è
chitarrista, mamma no, però si respira comunque aria di musica a casa mia!
Adriana: Hai comunque preso da tuo padre questa
grandissima e bellissima passione.
Sofia: Sì, ma poi è bellissimo avere accanto a te
qualcuno che parla la tua stessa lingua. Certe volte ci dilettiamo in
improvvisazioni, e ci divertiamo un mondo!
Adriana: Immagino quanto sia bello condividere la tua
arte con una persona così vicina e così speciale! Comunque, hai avuto modo di
condividerla anche al di fuori del “nido familiare”, esibendoti in teatri e
solcando diversi palchi …
Sofia: Assolutamente sì!
La mia più grande fortuna, specialmente quest’ultimo anno di liceo, è stata
quella di far parte dell’ “Ibla Ensemble”. Grazie ad esso ho avuto modo di
esibirmi nei palazzi nobiliari di Ibla. Abbiamo fatto concerti pop, quindi
repertorio musica da film (anche colonne sonore), ma anche musica barocca …
insomma, di tutto e di più! Mi reputo una persona molto fortunata, anche perché
con l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra d’Archi
del Liceo Musicale, sono quasi diventata “di casa” in palcoscenici come quello
del Teatro Garibaldi di Modica, da anni ormai considerato spazio in cui si
esibiscono sia studenti, ma anche musicisti di chiara fama. Inoltre, grazie
allo sprone del mio Maestro, lo scorso giugno, ho avuto l’onore di calcare
palcoscenici come quello del Teatro Antico di Taormina, in qualità di spalla
dei Violini Secondi dell’Orchestra Scolastica Regionale Siciliana.
Un’esperienza non da poco dato che mi ha portata ad esibirmi davanti alle più
alte cariche istituzionali della Scuola, sia a livello regionale che
ministeriale.
Adriana: Wow! Speriamo che questo sia solo l’inizio! A
proposito, quali sono i tuoi progetti futuri?
Sofia: Sicuramente il conservatorio, anche se ancora non
so bene dove. Penso di prendere la laurea triennale qui in Sicilia … poi, chissà,
magari andare su o addirittura all’estero (potrei sfruttare il fatto di essere
italoamericana, quindi l’idea di fare qualche anno fuori non sarebbe così
impossibile da realizzare…).
Adriana: Assolutamente! Sicuramente, studiare all’estero
amplia le tue conoscenze linguistiche e
musicali, ma dona anche prestigio al tuo curriculum.
Sofia: Eh sì! Anche perché, al giorno d’oggi
specialmente, le conoscenze sono fondamentali, non in senso negativo,
naturalmente!
Adriana: Sì, sono degli agganci che ti aiutano a fare
della tua passione un lavoro vero e proprio.
Grazie ancora per questa breve (ma intensa) intervista!
Atwood: Ciao! Siamo gli Atwood, una band milanese formata da Alice – voce, Daniele – chitarra, Alessio – basso, e Lorenzo – batteria. Abbiamo tutti 25-26 anni.
Adriana: Come mai questo nome?
Atwood: Se hai mai guardato the OC, sicuramente ricorderai Ryan Atwood 😀 L’abbiamo scelto perché breve e d’impatto, ci suonava bene. Qualcuno potrebbe trovare un riferimento a Margaret Atwood, o cercare di tradurlo con qualcosa tipo “al bosco” (sì, è successo), ma non è nulla di così complesso!
Adriana: Quando e in che occasione è nata la band?
Atwood: Abbiamo iniziato come cover band nel 2017, ma abbiamo subito cercato di dare un’impronta personale riarrangiandole tutte. Abbiamo approcciato band come Paramore e PVRIS, ma anche pezzi pop radiofonici. Il periodo cover, comunque, è stato brevissimo, perché già dopo un paio di mesi avevamo scritto il nostro primo pezzo, Empty Room (https://youtu.be/-KKFt_FOyAQ), che trovate all’interno dell’EP. Il nostro vero e proprio viaggio inizia il 19/11/2018 con l’uscita di “Black Mirror” (https://youtu.be/09bArMpP3LM). Il 27/11/2018 abbiamo poi pubblicato il primo EP “at odds”. Il 25 ottobre 2019 è uscito il nostro nuovo singolo, “Dance in the sun” (https://youtu.be/ujKEeYn0pCo).
Adriana: In che genere vi sentite più a vostro agio? Qual è la vostra natura?
Atwood: Non c’è un vero e proprio genere in cui ci sentiamo tutti a nostro agio, perché fortunatamente siamo tutti abbastanza diversi a livello di gusti, e questo ci permette di adattarci a ciò che vogliamo fare. Siamo partiti dal post-hardcore/alternative, ma siamo finiti con l’includere più pop per divertirci un po’ a sperimentare cose (per noi) nuove. Non vogliamo prendere una strada e seguirla ciecamente.
Adriana: Pensate di essere radiofonici?
Atwood: Direi di sì. Dance in the sun, il nostro ultimo singolo, ha un’impronta più prettamente “pop”, quindi probabilmente più accessibile a un pubblico più vasto. Non nego però che trovo anche Black Mirror un pezzo radiofonico, forse per il synth che la sorregge: è tamarro quanto basta da restare impresso in chi la ascolta.
Adriana: Di cosa pensate ci sia bisogno per avere successo, insomma, per sfondare?
Atwood: Il talento, chiaro, ma quello ce l’hanno in tanti, e ormai non basta più. Sono dedizione e perseveranza maniacali che premiano, alla fine. La fortuna gioca sempre un ruolo importante, certo, ma bisogna darle una mano.
Adriana: Quali sono i vostri punti forti, quali quelli deboli?
Atwood: I nostri punti forti sono costanza e cocciutaggine davanti a ogni ostacolo, unite a una meticolosa ricerca della perfezione, sia nel suono che nella scrittura. I punti deboli sono difficili da elencare, ma direi che il principale è che dobbiamo ancora farci un po’ le ossa, perché ovviamente non abbiamo l’esperienza di una band attiva da 10 anni.
Adriana: Avete già suonato dal vivo? Se sì, dove?
Atwood: Abbiamo già fatto quasi 40 live da marzo a oggi, e non abbiamo intenzione di fermarci. Tra le tappe più importanti, ad aprile 2019 abbiamo vinto il contest “Nuove prospettive” di Kleisma, che ci ha portati alle finali di 1MNEXT 2019 a Roma. In occasione dell’Emo night vol.2, al Circolo Svolta di Rozzano, abbiamo suonato in apertura ai Lost, storico gruppo della scena emo/pop-punk italiana, e all’Emo Night Vol.4 abbiamo aperto gli Eyes Set To Kill, band di calibro internazionale. Abbiamo poi vinto il Bergamo Summer Contest, organizzato per dare spazio alle band emergenti, e la nostra soddisfazione più recente è essere riusciti ad arrivare in finale al Rock in Park Contest 2019 di Milano, al Legend Club.
Adriana: Quali sono i vostri progetti futuri?
Atwood: Per il futuro abbiamo in piano di suonare tantissimo, possibilmente anche all’estero, e di pubblicare qualche altro pezzo, magari condensato in un EP.
Adriana: Con quali artisti vi piacerebbe collaborare?
Atwood: Ci piacerebbe molto collaborare sia con artisti affermati che con emergenti della scena locale, perché è pieno di musicisti davvero validi. Qui, però, è tutto in forse 😉
Adriana: Vi ringrazio per la vostra disponibilità! A presto!
Io mi sto godendo gli ultimi giorni di libertà prima dell’inizio del secondo anno di Università. Sarà un anno impegnativo, ma sono sicura che mi permetterà di maturare ancora di più, oltre ad aumentare le mie conoscenze e competenze in ambito linguistico.
Adesso basta parlare di Università. In quest’articolo vi parlerò brevemente di una ragazza di 21 anni con un sogno: la musica. Fin da piccola ha coltivato il suo sogno, affiancata dai suoi genitori e da sua sorella, anche lei fortemente appassionata di musica e canto e, a 12 anni circa, ha iniziato a studiare canto. La musica è quella polverina magica che la fa sognare: il palco è la sua terra, il posto in cui si trova a suo agio, perché lì può essere veramente se stessa, senza filtri né maschere. Se fosse per lei, non scenderebbe mai dal palco per non smettere di cantare. Il canto è il suo modo di esprimere emozioni, di condividere messaggi sociali che non tutti avrebbero il coraggio di affrontare. Per questo la scelta di pezzi ardui, forti: perché la voce è uno dei veicoli migliori per lasciare un segno.
Sto parlando di Debora Manenti, vincitrice del Festival di Castrocaro 2019.
Non voglio scrivere nient’altro: sarà lei a raccontarsi, stavolta non attraverso il canto. Ecco a voi la nostra chiacchierata.
Video Casting Amici di Debora Manenti
Premiazione concorso canoro 30^ Goccia d’Oro ed esibizione canora di Debora con il brano “Look at me now” (Chris Brown)