Fuori il video di Pensare male!

Buonasera! 

Scrivo al volo quest’articolo dato che tra poco dovrò sostenere un esame di traduzione in francese. Ho appena visto il video ufficiale del singolo “Pensare male”. Mi sento di scrivere le mie emozioni a caldo (premetto che l’ho visto soltanto una volta). Ho apprezzato la semplicità, ma nel frattempo la maturità nell’esprimere la voglia di fregarsene dei giudizi della gente e di essere sé stessi nella propria genuinità, nella propria imperfetta bellezza. 

La parte che mi ha colpita maggiormente è stato il momento in cui Elodie, dicendo “Sorridi e te ne vai”, ha fatto un sorrisetto e abbassato gli occhi. Non so perché, ma mi ha suscitato un’emozione particolare, una sofferenza celata da un’espressione del viso potremmo dire ,in questo caso, ironica. 

Vi lascio il link del video:

Detto ciò, buona fortuna a me! 

Pensare male!

Buonasera!

Come avete passato questa domenica ?

Io benone. Sono stata a pranzo da mia nonna… con questa frase ho detto tutto!

Da poco sono tornata a Ragusa per ricominciare un’altra settimana carica di impegni universitari. Durante il ritorno all’ “inferno” , però, ho allietato il viaggio con un po’ di musica che, come ormai ben si sa, costituisce una parte fondamentale di me.

Ne ho approfittato per ascoltare un po’ di musica “nuova”, tra cui il singolo “Pensare male” dei Kolors, uscito il 15 Marzo.

Questa canzone ha, però, un qualcosa di innovativo. Stavolta non ci sono Gucci Mane, come nel caso di What happened last night (https://www.youtube.com/watch?v=GaNRY9NfdjI) o lo zio Ax, come in Come le onde (https://www.youtube.com/watch?v=w450mf1RVac) o in Assenzio (https://www.youtube.com/watch?v=Lmwe6AzVOuA) a rappare su un pezzo musicalmente curato nei minimi dettagli da una band assurda.

In questo brano ritroviamo una sfumatura pink: no, non è il loro ex direttore artistico di Amici 14, la poliedrica Elisa, con la quale i Kolors hanno avuto modo di registrare “Realize”, una canzone del loro secondo cd, “Out”(https://www.youtube.com/watch?v=Z5Z1r-saI2Q).

Si tratta una voce che da tre anni ha stupito tutti con la sua “dolcezza graffiante”: sto parlando della mitica Elodie Di Patrizi, finalista di Amici 15.


Ma perché i Kolors hanno scelto proprio lei?

Per un gusto personale, o perché c’è qualcosa di più?

Analizziamo insieme il testo di “Pensare male”:

(STASH) A volte fisso lo specchio e penso che 
ho fatto quasi trent’anni anni e non è un granché 
ho i tuoi vestiti qui da me 
e ricomincia la guerra delle spunte blu 
si è fatto tardi e mi sa che non esco più 
tanto risponderai alle tre

non c’è più serata in giro e chiami tu (chiami tu) 
non c’è più nessuno che ti fa

pensare male di me 
ma in fondo non sai se crederci veramente 
pensare male di me 
anche quando non vuoi, poi fai finta di niente 
lascia un vestito da me così domani potrai avere ancora una scusa 
per ritornare da me ma in fondo non vuoi andare via veramente

(ELODIE) Calpesterò le tue rose pensando a te 
resterò fuori stanotte e non so perché 
negli occhi degli altri vedo te 
mi bevo il cuore in un angolo della città 
un ubriaco mi grida “Sei splendida” 
vorrei che fosse la verità 
ma invece mi sento così fragile 
per me sempre così facile 
perdere la testa 
ti dico di andar via ma vorrei dire resta

non c’è più serata in giro e chiami tu (chiami tu) 
non c’è più nessuno che ti fa

pensare male di me 
ma in fondo non sai se crederci veramente 
pensare male di me 
anche quando non vuoi poi fai finta di niente 
lascia un vestito da me così domani potrai avere ancora una scusa 
per ritornare da me ma in fondo non vuoi andare via veramente

pensare male 
pensare male 
pensare male di me 
pensare male 
pensare male 
Pensare male di me

(STASH) Pensavo che è sempre più facile allontanarsi 
è sempre più facile dimenticarsi 
e invece siamo qui coi rimorsi 
ci diamo i morsi

(ELODIE) Sulla tua pelle bianca voglio scivolare 
nella notte sembra di volare 
sinceri non lo siamo stati mai 
sorridi e te ne vai

Pensare male di me 
ma in fondo non sai se crederci veramente 
pensare male di me 
anche quando non vuoi poi fai finta di niente 
lascia un vestito da me così domani potrai avere ancora una scusa 
per ritornare da me ma in fondo non vuoi andare via veramente

Pensare male 
(pensare male di me) 
pensare male 
(pensare male di me) 
pensare male 
pensare male 
pensare male 
pensare male di male 
pensare male 
pensare male 
pensare male di me.

Come si può ben notare, il testo è organizzato come una sorta di botta e risposta.

Inizia infatti Stash con la prima strofa e il ritornello; poi, nella seconda strofa, entra Elodie.

Un verso che mi ha colpita molto è stato: “ma invece mi sento così fragile, per me sempre così facile  perdere la testa, ti dico di andar via ma vorrei dire resta”. 

C’è quindi la trasfigurazione di una personalità forte (in sintonia con la voce e il modo di approcciarsi tipico di Elodie) ma soltanto all’apparenza. Chi sa vedere oltre capisce che questa è solo una corazza per nascondere le proprie fragilità, in questo la paura di amare e di essere delusi per l’ennesima volta. Potremmo quindi dedurre che i ragazzi abbiano scelto Elodie poiché rappresenta a pieno, dal punto di vista caratteriale, la ragazza a cui si rivolge Stash.

Un aspetto che mi è piaciuto di questo brano è stato il suo essere genuino e rappresentazione di un momento di vita reale (lo stesso cantante ha postato delle storie in cui dichiarava ciò; storie alla fine dell’articolo).

Stash racconta infatti di una persona a lui cara che però si fa coinvolgere troppo dalla situazione ed ha mille titubanze; forse perchè non conosce bene l’altro e si fa distrarre dai commenti negativi degli amici. Ritorna questo timore di fidarsi dell’altro, quindi l’incertezza insita nel cuore di questa ragazza, che viene da una parte aumentata dalle maldicenze sul suo amore ma, allo stesso tempo, negata dalle stesse: la ragazza  non vuole credere totalmente a ciò che si dice su di lui, perchè gli è legata, e dentro di lei sente che questo legame è indissolubile (Stash  precisa che “non c’è più nessuno che ti fa pensare male di me”; la ragazza sembra aver capito, almeno in parte, che deve credere solo a quello che il suo cuore le dice: amarlo fino in fondo, incondizionatamente. Quest’ultima idea viene rappresentata anche dai vestiti della ragazza rimasti a casa di Stash, simbolo di un “pezzo” di sé lasciato al suo amore). Lei si trova tra due fuochi, ad un bivio, in cui deve scegliere se continuare questo rapporto di “odio-amore”, o se tagliare la corda per sempre, cancellando così una parte di lei. Tutte e due le scelte sono difficili, e portano sofferenza, solo che una potrebbe essere dipinta come la più comoda: cancellando il rapporto con una persona, si può star male per un po’ di tempo, ma la ferita prima o poi si rimargina (come si dice, “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, anche se io non ci credo tantissimo). Invece, se si continua il rapporto con quella persona, ci si deve sempre far carico dei pensieri altrui, si deve combattere contro di essi, e si deve tener testa anche alle titubanze che nascono continuamente. 

Io però penso una cosa: vale la pena lasciar andare colui che può rivelarsi l’amore della propria vita solo perché alcune persone gettano fango su di lui? Allora, solo perché tutti giudicano tutto non dobbiamo vivere seguendo i nostri sogni e cercando di raggiungere ciò a cui aspiriamo solo per paura del giudizio altrui? Ma chi sono gli altri per sentenziare?! Nessuno ha il diritto di giudicarti; il parere è ben accetto, le critiche pure, ma solo nel momento in cui sono costruttive. Ma se nascono dall’invidia di coloro che non ce l’hanno fatta e che vogliono vederti soccombere, beh, mi dispiace, ma io non dò la soddisfazione a nessuno di vedermi gettare le armi!

Spero di ricordarmi di quest’articolo nel momento in cui dovrò fare delle scelte importanti nella mia vita, dato che non sono la sicurezza fatta in persona. Trascrivo una frase che mi ha colpito molto: “Non permettere a nessuno di dirti che non ce la puoi fare! Tu intanto prova, se non ci riesci, sarà comunque un’esperienza che arricchirà il tuo bagaglio personale. Se invece non provi, non saprai mai come potrebbe andare a finire”.

Quindi, per ritornare al testo della canzone, morale della favola … Viva l’amore! 

Auguro a Stash e a questa ragazza di trovare il coraggio di amarsi per quello che sono, fregandosene totalmente dei pareri effimeri degli altri. 

P.S.: Mi permetto di pubblicare delle storie di Stash e Rudy Zerbi, in cui si approfondisce meglio il perché della nascita di questo brano. 

Sappi che io sarò sempre dalla tua parte!

Buongiorno !

Come va ? Spero bene!

Purtroppo non ho avuto modo di continuare con la pubblicazione delle interviste per cause di forza maggiore, ossia gli esami 😅🤣. Tra poco dovrò affrontarne un altro e, una volta tolto anche questo peso, potrò finalmente dedicarmi un po’ di più al mio blog.

Ho deciso però di scrivere quest’articolo perché ho appena visto il video ufficiale della canzone “Dalla tua parte” di Alessandra Amoroso ,uscito soltanto poche ore fa (aridaje con lei 🤣🤣).

Vi consiglio vivamente di guardarlo, e non con poca attenzione , perché già di suo la canzone trasmette dei messaggi bellissimi, ma il video li accentua ancora di più.

Guardatelo non con i pregiudizi del tipo: “Vabbè, tanto sarà sempre la solita riflessione strappalacrime”, lasciate che la vostra mente si spegni e ascoltate, oltre che con le orecchie , con il cuore ! ❤️

Preferisco non esprimere il mio pensiero e lasciare che voi guardiate questo video senza qualsiasi sorta di “spoiler”.

Buona visione e buon ascolto !

Fratelli in affari… e in musica! (Seconda intervista)

Buonasera!


Intanto, inizio con l’augurarmi e augurarvi un 2019 sereno e ricco di soddisfazioni! 


Detto ciò, passiamo al dunque.


Ho intitolato in questo modo l’articolo per un motivo ben preciso: i protagonisti sono i “The general brothers”, band napoletana fondata, appunto, dai due fratelli Angelo, chitarrista e cantante, e Andrea, tastierista e percussionista, che ho avuto il piacere di intervistare come “rappresentante” del duo. 


Non voglio aggiungere altro su di loro, voglio semplicemente ringraziarli per avermi dato la possibilità di dedicare uno spazio del mio blog a loro e alla loro musica e scusarmi per l’estremo ritardo con cui ho pubblicato quest’intervista 😅.


Purtroppo, a causa di problemi, non ho potuto caricare il video direttamente sul blog.

Spero di riuscire a risolvere questo problema il prima possibile.

Buona visione!  

It’s only up to you!

Buonasera a tutti!

Come state passando queste vacanze?

Io sono finalmente a casa, anche se giorno 7 Gennaio dovrò ritornare all’università a Ragusa.

Sto cercando di godermi questi giorni il più possibile stando con la mia famiglia, anche se queste vacanze mi stanno volando. Sto cercando anche di andare il più possibile in oratorio che, come ben sapete, considero la mia seconda casa. Nel frattempo, devo (naturalmente) studiare per gli esami di Gennaio e Febbraio … ma, nonostante tutto, ce la farò!

Dopo questa piccola premessa, passiamo al nocciolo del discorso.

Questo è un articolo un po’ diverso dai precedenti, ma ho deciso di scriverlo perché l’argomento mi ha toccata molto e tra l’altro si collega benissimo a quello che è l’obiettivo per cui è stato creato questo blog.

Quindi ho deciso di spezzare la serie di interviste (che pubblicherò a breve) per parlarvi di un avvenimento di circa dieci giorni fa (anzi ne approfitto per scusarmi per il ritardo, ma purtroppo non ho avuto modo di scrivere quest’articolo prima).

Come ho scritto nella “bio”, ho avuto la possibilità di aprire un mio blog sulla musica grazie all’alternanza scuola-lavoro diretta da Jacopo Fo. Il mio è quindi uno dei 383 blog creati da ragazzi gelesi per migliorare l’immagine di Gela sul web.

Proviamo a scrivere Gela su Google e vediamo cosa compare.

Tra le notizie più cercate troviamo “Gela rissa mamme”.

L’avvenimento che mi ha lasciata di più senza parole è stato proprio questo (e a quanto pare non solo me, ma anche diversi giornali, non solo locali e regionali, ma anche nazionali), perché non riesco a capire come sia possibile che due mamme litighino per un posto a sedere mentre si stava svolgendo una  recita di Natale presso l’istituto “Albani Roccella”. Ma la cosa grave non è soltanto il fatto che i bambini abbiano dovuto sospendere la recita (momento di gioia e di orgoglio per loro) a causa delle urla e del panico che, dalle due mamme, si è diffuso presso tutti i genitori presenti alla recita, ma soprattutto il fatto che questo è successo proprio durante una recita di Natale, in cui si parla di fratellanza, gioia, pace e serenità. E come può un bambino credere di poter vivere in un mondo dettato da questi valori se i primi a non metterli in pratica sono le persone che gli stanno accanto ogni giorno e che, in teoria, non dovrebbero provvedere soltanto alla sua crescita fisica, ma anche alla sua formazione come individuo in grado di vivere civilmente in una società per poi diventarne parte attiva?


I fatti constatano che, ancora una volta, i bambini sono stati una marcia avanti rispetto agli adulti (se si possono definire tali); cito un paragrafo dell’articolo uscito il 18 Dicembre sul giornale “La Sicilia”, che parla di “genitori adultescenti (adulti che non hanno mai smesso di fare gli adolescenti: mamme con le minigonne più corte delle figlie, papà depilati con zainetti più piccoli dei loro figli) e genitori spazzaneve (che si sostituiscono ai figli e risolvono al posto loro tutti i loro problemi)”.

È vergognoso pensare che i bambini siano più maturi dei genitori, perché sono riusciti a captare non solo il senso del Natale (che non sono i regali, ma che consiste nel far nascere Gesù nel nostro cuore), ma anche il significato della parola comunità che, per essere definita tale, deve essere CIVILE. Spero solo che gli insegnamenti positivi loro impartiti fino a questo momento non vengano spazzati via da questo episodio (che sicuramente lascerà un segno, forse indelebile, nella memoria dei bambini) e che questa nuova generazione sappia prendere coscienza di quali sono i veri valori su cui si basa la civiltà, in modo tale da civilizzare (probabilmente) i propri genitori che sembrano aver perso il “lume della ragione” e che tendono, come già detto prima, a restare eternamente giovani (e a quanto pare, non solo nell’aspetto, ma anche nel cervello).


Detto ciò, non voglio più allungare il brodo, ma mi sentivo in dovere di scrivere un mio pensiero su questo avvenimento, anche perché non credo sia giusto che Gela debba essere sempre dipinta agli occhi di tutti come lo scarto della Sicilia (di questo ne hanno parlato anche il “Corriere della Sera”, giornale milanese, e il “Ticino News”). Gela merita di essere considerata il fiore all’occhiello di questa bellissima isola, perché ha tantissime risorse (che purtroppo, dobbiamo dire la verità, i cittadini gelesi non sanno sfruttare).

Gela non è soltanto quello che i giornali dipingono, ossia una città in preda alla malavita e alla disorganizzazione più totale. I problemi ci sono, è inutile nasconderlo, ma ripeto, ci sono anche molti aspetti positivi di cui mai nessuno parla, come l’immenso patrimonio archeologico (alcuni reperti gelesi sono gelosamente conservati al British Museum di Londra) lasciato dai tantissimi popoli che hanno attraversato questa città, la sabbia dorata che caratterizza le sue spiagge (di cui Salvatore Quasimodo scrisse: “Sulla sabbia di Gela colore della paglia mi stendevo fanciullo in riva al mare, antico di Grecia con molti sogni, nei pugni, stretti nel petto. Là Eschilo esule misurò versi e passi sconsolati, In quel golfo arso l’aquila lo vide e fu l’ultimo giorno”), ma anche la sua tradizione culinaria.


Termino quest’articolo con l’amaro in bocca, ma nello stesso tempo con la speranza che, prima o poi, qualcosa cambierà.  Magari un giorno si conoscerà questa città soprattutto per le sue bellezze, e i gelesi potranno vantarsi di trovare sul web articoli che risaltino gli aspetti positivi della loro città natia.

Chiaramente il cambiamento deve partire dai cittadini. Io spero di poter dare il mio piccolo contributo con il mio blog, per far capire che mai niente è perduto, che la situazione può essere cambiata: basta partire dai piccoli gesti.

 “Se vuoi davvero cambiare il mondo, inizia rifacendo il tuo letto”. Parola dell’ammiraglio statunitense William Harry McRaven, ex comandante del ‘Joint Special Operations Command’ che ha guidato la squadra Seal nell’operazione ‘Lancia di Nettuno’, culminata con l’uccisione di Osama bin Laden. (paragrafo estratto dall’articolo dell’otto settembre duemilasedici di adnkronos).

Se mia mamma leggesse quest’articolo, si farebbe veramente una gran risata (Da che pulpito arriva la predica!).

Scherzi a parte, per sintetizzare ciò che ho detto nelle ultime righe:

       IT’S ONLY UP TO YOU!!! (DIPENDE SOLO DA TE!)

Meglio tardi che mai! (Prima intervista)

Buongiorno!

Finalmente è arrivato il fatidico giorno, quello della pubblicazione della prima delle diverse interviste fatte a cantanti e musicisti (vi assicuro, abbastanza “ganzi”).

I primi fortunati (scherzo ovviamente) sono i Romano Bros, band che ho avuto la fortuna di incontrare tre mesi fa in occasione del Sinodo dei giovani con Papa Francesco a Piazza Armerina.

Prima, però, voglio pubblicare qualche video della serata.

P.S.: Mi scuso per la scarsa risoluzione dell’audio, ma purtroppo ero vicino alle casse e, inoltre, avendo zoomato i video, ne ha risentito la qualità audio. (A CAUSA DI PROBLEMI TECNICI PUBBLICHERÒ I VIDEO NEI PROSSIMI GIORNI).

Ma adesso passiamo all’intervista. Spero vi piaccia! Buona lettura!

Io: Iniziamo dalla presentazione!

R.B. : Ci chiamiamo Romano Bros., che sta per Fratelli Romano, una ditta musicale. Facciamo musica nostra, ma stasera abbiamo optato per qualcosa di più conosciuto giusto per coinvolgere un po’ tutto il pubblico . Infatti il più delle volte, se fai dei tuoi brani ma non li conosce nessuno, ci rimani male (Hey Jude l’abbiamo trasformata in Hey tu, stravolgendo un po’ il testo per coinvolgere meglio il pubblico).

Io mi chiamo Angelo, suono la chitarra e il pianoforte, mio fratello si chiama Marco, suona le percussioni e canta insieme a me.

Nel 2006 abbiamo prodotto un album, ma stiamo riscaldando le corde vocali per un altro cd che (spero) uscirà a Dicembre per la Artist First, che è una distribuzione etichette indipendente di Roma.

Inoltre, il 15 Giugno è uscito il nostro singolo “Sicilianuzza bedda” dedicato, appunto, alla nostra bellissima terra, ma anche alle bellissime donne siciliane.

Giorno 20 Agosto abbiamo presentato un altro nostro singolo, “Chiazza” scritto, come dice lo stesso nome, per la nostra città, Piazza Armerina. Questo brano vuole significare una riconciliazione con i nostri concittadini e con questa città che ci ha visti nascere e ci ha cresciuti. Questa prima idea di condivisione “stretta” ci è un po’ sfuggita di mano perché, al momento della pubblicazione su youtube e su facebook, c’è stata una condivisione immane, quasi imbarazzante, che è andata oltre il concittadino che ascoltava il nostro brano poiché spinto da un sentimento “nazionalistico” .

Io: Quindi, quando avete veramente iniziato a fare musica?

R.B. : Ci consideriamo figli d’arte, dato che il nostro babbo era musicista. Siamo cresciuti con un papà che era sempre fuori, viaggiava molto (è un po’ il prezzo che si deve pagare se sei un musicista). Quando arrivava a casa era festa.

Quindi, noi abbiamo sempre respirato musica. A casa c’erano il pianoforte e la chitarra; ambedue (io e mio fratello) abbiamo  iniziato con lo studio del pianoforte, dato che papà era chitarrista e non voleva che i suoi figli venissero in qualche modo (ed inevitabilmente) condizionati dal suo stile. Io ho continuato con la chitarra, perché lo sentivo più vicino a me, anche se avevo già studiato pianoforte al conservatorio.

Mio fratello Marco ha abbandonato  il piano classico dopo tanti anni di studio e si è buttato a capofitto sulle percussioni e la batteria. Preciso una cosa: il professore di mio fratello è stato il batterista del grande Lucio Dalla, e abbiamo avuto l’onore e il piacere di aprire un suo concerto.

Abbiamo il secondo Tributo ufficiale italiano di Lucio Dalla, fondato dal suo maestro, dove io (indegnamente) interpreto Lucio Dalla, mio fratello suona le percussioni, il suo maestro la batteria, con altri tre colleghi, tra i quali uno è un tuo concittadino (si chiama Salvo Pagnotta, un mio grande amico, nonché uno tra i più grandi musicisti di Gela).  

Io: Quali parti del mondo toccate solitamente?

R.B. : Giriamo l’Italia, l’Europa. Siamo andati nella Francia del Nord, in Lorena, a Monaco di Baviera, in Costa Azzurra. Abbiamo avuto l’onore di suonare al Casinò di San Tropez. Siamo reduci da una tournée che si chiama “Sicilia con furore”.

Dopo due, massimo tre mesi (quindi dopo la fine della tournée) abbiamo toccato diverse parti dell’Italia, come Milano, Bergamo, Brescia, Roma, Napoli.

Abbiamo la fortuna, nonostante la  crisi (anche musicale e discografica) di vivere di musica non insegnando perché, se non insegni e non sei Vasco, non è facile ritagliarti uno spazio nel mondo artistico. Questo riguarda i giovani, ma anche me, che sono diversamente giovane!

Certo, è vero sì che ci sono i talent, e io non ho nulla in contrario, però ci sono dei meccanismi che ho avuto modo di vedere da vicino (e che personalmente non condivido), dato che il nostro produttore è uno tra i tanti che si occupa della scelta dei talenti ad X Factor.

Con questo non voglio dire che ce l’ho con i ragazzi che provano a “diventare famosi” percorrendo questi mezzi, perché ti dà tanta visibilità; sono cambiate le dinamiche, ma va bene così … .

Io: I vostri progetti futuri.

R.B.: Come accennavo prima, ci auguriamo di riuscire a concludere l’album “Egio Natale” ; inoltre, sappiamo da poco che probabilmente incideremo una canzone con tanti artisti siciliani.

Purtroppo, a causa di impegni improrogabili di altri artisti (noi compresi) abbiamo dovuto rimandare il progetto all’anno prossimo.

Comunque, domani, 15 Settembre, canteremo sul palco in onore dell’arrivo del Papa con Mario Venuti, i Tinturia e tanti altri amici.

Tra poco ripartiremo per la tournée invernale nelle località accennate precedentemente, e stiamo valutando la proposta “indecente” di stare per 3 mesi a Dubai! Il problema è che è troppo vicino alla data di pubblicazione del nostro cd al quale stiamo ancora lavorando, quindi non c’è nulla di certo, anche perché se andiamo a Dubai rischiamo di mandare a monte il progetto discografico. Noi viviamo nel limbo: non siamo né all’Inferno, né in Paradiso! Il fatto stesso che viviamo di musica, che è quello che voleva nostro padre, che è venuto a mancare presto e ci ha lasciato questa grande eredità, per noi è un grande onore. Non potremo mai ringraziarlo abbastanza.

Io: La musica è la cosa più bella che possa esistere. So che può sembrare una frase fatta, ma è la verità.

R.B. : Secondo me in un’altra vita la musica sarà il pilastro della preghiera. Io non riesco a pregare senza di lei.

Io: Anche perché come si suol dire, cantare è pregare due volte!

R.B. : Esattamente, anche se io spero di più! Riesci a comunicare prima e con più facilità quello che senti nella preghiera. È una vera e propria via diretta!

La musica mi ha e ci ha dato molto. Da giovanissimi ci è capitato di prendere delle brutte strade, non mi vergogno a dirlo, ma la musica ci ha aiutato ad uscirne fuori nel modo migliore. E ti dirò un’altra cosa (è un aneddoto che racconto a tutti i giovani): noi abbiamo fatto un seminario con uno dei più grandi chitarristi italiani ed europei, classico cappellone, orecchini, piercing. Noi lo consideravamo, come minimo, un drogato, per non dire un trasgressore. Quando abbiamo fatto questo stage con lui, prima di iniziare la lezione ci ha chiesto se poteva fare una preghiera prima di iniziare. Da quel momento ho capito tante cose, posso dire che mi ha cambiato la vita. Gesù è “Rock’n Roll”, ha la barba e i capelli lunghi, camminava scalzo, a piedi, in mezzo alla gente, alle prostitute, a tutti!

È anche vero che non tutti hanno capito ciò. Molti ci sono finiti dentro e ci sono rimasti, perché il diavolo tentatore è sempre dietro l’angolo. Quindi, so che è retorico dirlo, amore,  pace, gioia, sono quelle tre parole che tengono il mondo e l’universo. Il diavolo è dentro di noi, siamo come Dr. Jekill e Mr. Hide, ma sta a noi scegliere. Chiediamo forza a Gesù, anche se dobbiamo essere noi a darci forza, perché sarebbe troppo facile dire: Gesù, facci diventare tutti buoni, ma non saremmo stati liberi.

La musica è di grande aiuto sia per chi la fa sia per chi la ascolta, musica è feedback, l’ho proprio ricevuto oggi: voi giovani mi avete dimostrato che c’è stato un “botta e risposta”. Oserei dire che Sanremo non è niente in confronto a questo, forse l’emozione che provi è troppo grande e bella per essere descritta; forse solo chi canta o suona uno strumento (o forse chi pratica qualsiasi forma d’arte) può comprendere quello che sto dicendo adesso.

Io: Concordo pienamente. E’ quando vedo che le persone di fronte a me mi sorridono, mi danno quel calore, quell’affetto, che vorrei fermare il tempo, e restare eternamente su quel palco a condividere le mie emozioni con il pubblico.

R.B. : L’artista ha una grande responsabilità: quando sei su un palco, non importa se sei famoso o meno, perché sei comunque un punto di riferimento. Molti, soprattutto i giovani, possono pendere dalle tue labbra, quindi devi stare molto attento a ciò che dici e fai; un po’ come fai con i tuoi figli.

Noi siamo genitori (anche se non si direbbe), abbiamo delle famiglie normalissime; le nostre mogli sono lì a farsi i selfie con il nostro vescovo Monsignore Rosario Gisana! La famiglia, e l’ho detto pure sul palco, è il tabernacolo della chiesa. Se nella famiglia c’è gioia, c’è pace, amore, tutto è più facile; se poi tutto questo è condito con l’arte, con la musica, ancora meglio. Ma non pensare che sono sempre stato così: ho avuto anche un periodo di crisi mistica, mi sono fatto tante domande. Magari ho dovuto toccare il fondo prima di capire certe cose. In realtà non è bello che una persona debba andare giù per poi risalire, ma è anche importante che chi ha avuto la fortuna di rialzarsi dopo aver attraversato dei corridoi bui parli con i giovani della sua esperienza. Mi capita di discuterne con persone più grandi di me, che sono rimasti ancora bambini dentro, ed è bello quando trovi queste persone, perché è importante preservare il peter pan che c’è dentro di te; certo, unendolo al senso di responsabilità di un adulto.

Quindi mi auguro che questa piccola intervista possa essere uno spunto per i giovani. Ripeto: la musica prima di tutto. La preghiera è musica, il Paradiso me lo immagino musica, armonia, melodia. Lo so, può sembrare qualcosa di scontato, ma io credo veramente al fatto che se non c’è amore, non c’è nulla.

A me è capitato di parlare a Milano con persone di un certo livello culturale, addirittura grandi professionisti, ma vuoti dentro. Io mi son permesso, con le persone con cui avevo una certa confidenza, di consigliar loro di andar oltre, di cercare qualcosa in più, provare a vedere al di là del comune, del banale, perché il più delle volte non riusciamo a vedere a un palmo dal nostro naso. Non so da cosa dipende, non è un fattore di apertura mentale, di intelligenza, di conoscenza, ma ci sono tante cose che giocano sulla nostra visione della vita, tra cui la sensibilità.

Io: Secondo me, un artista si può veramente definire tale quando mette il cuore, e non soltanto la voce, in quello che fa. Se si mette in risalto solo quest’ultima, ma poi non si trasmettono emozioni, tutto perde valore, non ha più senso neanche continuare a cantare o a suonare.

R.B. : Guarda, io non mi reputo né un cantante, né un musicista, però quando vedo che trasmetto qualcosa, è quella la chiave che mi fa andare avanti e che mi fa credere sempre di più nel mio mestiere.

Anche la storia ce lo insegna: i grandi artisti del passato non erano così bravi come quelli che ci sono oggi. Oggi tutti perfetti nella vocalità, nell’intonazione, tutti che conoscono benissimo l’inglese, tutti che sanno tutto, ma il sale dell’arte (come della vita) è altro. Io fin quando vivrò, continuerò a fare quello che sto facendo in questo momento. Mi dispiace che molti devono per forza dipingere l’artista, il musicista, con gli orecchini, il cappello, droga, ecc … , ma non è così. Molto spesso l’apparenza inganna.

Ricorda che il cattivo spesso si nasconde dietro ad un “giacca e cravatta”, quando invece puoi trovare molta più sincerità e bontà in uno pieno di tatuaggi e piercing.

Come ho detto prima, spero di aver dato il mio piccolo contributo.

Io: Ed io ti ringrazio sia per l’insegnamento che hai dato a me e, grazie al blog, a tutti coloro che leggeranno quest’intervista. Auguro a te e a tuo fratello il meglio sia nella vita, che nella musica. Grazie ancora per la tua disponibilità!

R. B. : Grazie a te!

                             #intervista #ai #romanobros  #chiazza #PiazzaArmerina #Gela

Non solo prof…

Buonasera!

Oggi voglio dedicare questo articolo ad un artista che amo moltissimo.

Come sapete, i kolors sono la band che preferisco in assoluto.

Ho scritto e pubblicato diversi articoli su di loro.

Oggi, però, voglio soffermarmi su un particolare: non voglio scrivere della loro musica, ma del loro frontman che, in quest’ultimo periodo, ha iniziato una nuova esperienza.

Da un mesetto è iniziato il programma “Amici “, in onda su real time ogni giorno alle 13:50 e il sabato alle 14 su canale 5 (si tratta del pomeridiano). Questo programma ha l’obiettivo di ricercare nuovi talenti e formarli nella celebre scuola di Amici, che lancia appunto i ragazzi nel mondo dello spettacolo, del canto e della danza.

Tra i professori di ballo troviamo la temuta professoressa di danza classica Alessandra Celentano, la prof Veronica Peparini, nonché ballerina e coreografa (come dice il suo cognome, un tipo “peperino”), e la new entry (ma non per niente principiante) Timor Steffens. Ballerino e coreografo olandese, ha collaborato con i più grandi artisti mondiali, come Madonna, Beyoncé, Whitney Houston, Rihanna, Chris Brown e Michael Jackson.

Quest’anno non ci saranno quindi i maestri Garrison (che era entrato nella storia del programma) e Bill Goodson, coreografo di origini statunitensi.

Ma passiamo ai prof di canto: ritroviamo, per l’ennesima volta, il veterano Rudy Zerbi, conduttore radiofonico, nonchè produttore discografico italiano; le new entry sono invece il celebre chitarrista e cantautore Alex Britti e, per ultimo ma non meno importante, il frontman dei The Kolors: Antonio, Stash, Alex Fiordispino (sfatiamo così il mito: STASH È IL SUO SECONDO NOME, NON UN NOME D’ARTE!).

Mi sento in dovere di scrivere quest’articolo su Stash per diversi motivi: uno, perché è il musicista che sicuramente stimo di più, e due per le scontate squallide frasi scritte su di lui.

Non voglio sicuramente difenderlo (anche perché lui non ne ha sicuramente bisogno), tra l’altro anch’io quando ho appreso la notizia che sarebbe diventato uno dei prof di canto avevo qualche dubbio. Ma subito dopo ho pensato che, oltre ad aiutare i ragazzi dal punto di vista musicale, nonostante abbia vinto Amici insieme alla band solo quattro anni fa (che poi non è tanto principiante dato che ha fatto tanta gavetta prima di partecipare al programma), Stash li avrebbe conquistati con i suoi modi di fare. Avrebbe quindi loro lasciato un insegnamento dal punto di vista umano. Lo ribadisco ancora una volta: la musica non è solo tecnica, ma anche emozione. Se non metti quella, saprai soltanto cantare benissimo, ma non arriverai mai al cuore delle persone (per quanto prima o poi ci sarà chi non apprezzerà la tua musica).

Secondo me è importante la presenza di qualcuno che insegni (per quanto sia possibile) a guardare in modo critico il testo di una canzone, quindi a non conoscerne soltanto il significato, ma ad interpretare la canzone in base alla propria esperienza.

Tra l’altro, penso che non si debba giudicare qualcuno senza conoscerlo prima, indipendentemente se ci piacciano o no il genere e i modi di fare dell’artista. Quindi il “ciuffone incapace” potrebbe (magari) rivelarsi una sorpresa.

Gli auguro di far capire a tutti (finalmente) che non è il beniamino di turno messo lì per aumentare gli ascolti, ma che c’è sicuramente un perché professionale dietro alla sua candidatura come professore di canto ad Amici.

Finalmente ho finito di scrivere questo poema :’).

Ho deciso di pubblicare quest’articolo in questo momento non a caso, ma perché si collega ai prossimi, non tanto per il tema o per il personaggio (tranquilli, non vi tartasserò con altri articoli su Stash), ma perché pubblicherò qualcosa non di nuovo.

Quindi, se siete curiosi di sapere di cosa si tratta, stay tuned!

Ti ho aspettato per giorni, mesi ed anni

Io e l’Amoroso vestite allo stesso modo (io però con la panza e la faccia rossa, lei col fisico e il viso perfetti… ;’) ).

Buonasera!

Tempo fa avevo parlato dell’uscita del nuovo cd 10io di Alessandra Amoroso e delle date e luoghi dei firmacopie (https://passionfor.music.blog/2019/07/21/nuovo-cd-nuovi-firmacopie/ ).

Come sappiamo, Alessandra ha toccato diverse parti dell’Italia, tra cui la Sicilia, precisamente Catania, il 6 Ottobre.

Ho colto al volo l’occasione e ho convinto i miei genitori ad accompagnarmi.

A differenza dello scorso firma copie, stavolta non c’erano a farmi compagnia la mia compagna di liceo, nonché una tra le (pochissime) amiche strette che mi sono veramente rimaste accanto nonostante i litigi e le divergenze, poiché ormai diventata studentessa universitaria a Venezia (se n’è andata per sbarazzarsi di me… :’) ). Non c’era  neanche un mio ex compagno di liceo (anche lui fan sfegatatissimo di Ale), ormai studente universitario di Milano (praticamente solo io sono rimasta in Sicilia a studiare).

C’erano con me invece i miei due cugini, che ne hanno approfittato per passare una giornata insieme a me, dato che loro abitano in un paesino vicino Catania. Di conseguenza, non ci vediamo molto spesso, quindi questa è stata una buona occasione. E poi c’era l’Amoroso, ragione in più per incontrarci e divertirci insieme.

Prima di iniziare a parlare del firma copie, vorrei precisare perché sto scrivendo di questa giornata un mese e mezzo dopo.

Purtroppo non ho avuto  molto tempo a disposizione dato che ho dovuto organizzare il tutto sia per iscrivermi all’università di lingue a Ragusa (eh sì, ho continuato questo bellissimo cammino iniziato cinque anni fa al liceo, anche se giorno dopo giorno mi sto rendendo conto che sono due mondi diversi), sia per trovare casa.

Fatto questo primo preambolo, iniziamo!

Quel giorno ero emozionata, ma nel frattempo intontita. Non potevo credere che finalmente, dopo due anni, avrei incontrato di nuovo Alessandra. Sembra stupido da dire, ma lei per me non è solo una cantante: è stata e continua ad essere, dopo dieci anni, una fedele compagna di vita. Mi accompagna sempre con la sua voce e le sue canzoni che sanno sempre farmi riflettere. Sembra conoscermi alla perfezione, nonostante non ci siamo mai veramente incontrate. Questo è quello che riesce a fare la musica.

Perché lei sa sempre risollevarti o farti capire gli errori commessi. Potremmo chiederci come sia possibile tutto ciò. Chiamiamole coincidenze, o in qualsiasi altro modo, fatto sta che ogni volta che ascolto quell’armonia perfetta di note, sembra che essa abbia in riserbo per me un messaggio, una parola di conforto, una pacca sulla spalla, un incoraggiamento ad andare avanti nonostante le difficoltà.

E questo lo sento soprattutto grazie alle canzoni di “Sandrina”.

Come scrissi qualche mese fa a Roma durante il Sinodo dei Giovani con Papa Francesco, la musica è come la pizza: non si rifiuta mai.

Spero che nella mia vita non la rifiuterò mai, che continuerò a cercarla, e sono sicura che quando smetterò di farlo, sarà lei a trovarmi e a farsi desiderare nuovamente.

Chissà se un giorno riuscirò a fare della mia passione una professione.

Sarebbe una grandissima fortuna fare ciò che mi piace veramente, e mi rendo conto che è veramente difficile. Ma spero di rientrare nella cerchia ristretta dei fortunati.

Male che mi va, farò qualcosa concernente le lingue, e non sarebbe niente male, dato che a me piace tanto viaggiare, incontrare persone di lingue e culture diverse ed interagire con loro.

 Ma ritorniamo al presente, anzi, al 6 Ottobre 2018.

Ricordo che quella mattina non mi svegliai prestissimo, ma feci molta pressione ai miei genitori, dato che non vedevo l’ora di arrivare al centro commerciale per acquistare il cd e ritirare il pass.

Arrivammo a Catania verso le dodici e mezza, parcheggiammo la macchina ed andammo direttamente al negozio, dove comprai il cd. Successivamente feci la fila per ritirare il pass. Essi erano divisi in diversi colori che stabilivano l’ordine di entrata: avevano la priorità i pass verdi, poi quelli rossi, ed infine quelli gialli.

Io per fortuna avevo il pass verde, ma avevo davanti a me più di 650 persone!

Se avessi seguito l’ordine del pass e fossi andata a casa di mia cugina, non avrei avuto minimamente speranza di vedere l’Amoroso da vicino.

Di conseguenza, decisi di restare al centro commerciale per prendere il posto davanti.

Mi piazzai davanti il palco, dietro le transenne, mangiai un tramezzino, e restai lì fino alle 18, ora in cui iniziò il firma copie.

Può sembrare strano, ma quelle ore sono volate. Ho fatto amicizia con diverse ragazze, di conseguenza il tempo è passato ridendo ed ascoltando le canzoni del nuovo cd.

Inoltre, poco prima dell’inizio del firma copie, il presentatore ci ha intrattenuto con dei giochi e dei cori da fare durante l’evento. Ha inoltre chiesto se ci fosse qualcuno che volesse fare qualche domanda ad Ale; io ho alzato la mano impavidamente e ho espresso la mia domanda seguendo una sintassi perfetta.

Ci avete creduto, eh?

La domanda l’ho fatta davvero, ma ho parlato peggio di un bambino di cinque anni, e tra l’altro l’ho fatta solo al presentatore.

Sinceramente non so se poi le domande sono state formulate davanti ad Ale, anche perché ad un certo punto sono uscita fuori da quella massa di gente, e ci sono ritornata nel momento in cui si avvicinava il mio turno.

Comunque sia, dopo tanta attesa, finalmente Alessandra è salita sul palco (anche se all’inizio non me ne sono accorta, perché c’era la pianta vicino, e lei è così magra che si mimetizzava benissimo).

Dopo aver parlato un po’ del terremoto del giorno prima a Catania (come sappiamo, Ale è sempre molto sensibile a questi avvenimenti, tant’è vero che voleva annullare il firma copie per rispetto dei catanesi), ha iniziato a firmare i primi cd.

Nel frattempo (come ho già detto) sono uscita da quel labirinto di gente, dato che sarebbe stato inutile aspettare in fila, e ne ho approfittato per fare merenda con i miei cugini.

Dopo aver girato un po’ per il centro commerciale, abbiamo deciso di ritornare in fila, per poi superare le transenne e raggiungere tutti coloro che avessero un numero superiore al 651.

Più mi avvicinavo, più la tensione saliva. E come in ogni firma copie (Adriana non si smentisce mai), non potevo mica stare calma e godermi il momento … . Assolutamente no. Avevo in mano un sacchetto decorato con dentro un quadretto da regalare ad Ale ed un’agenda in cui attaccai la mia foto con lei fatta due anni prima al firma copie “Vivere a colori”. Avevo anche scritto una lettera, anzi, chiamatelo poema, che neanche la carta igienica Regina per quanto lunga sarebbe bastata per scrivere quel “piccolo pensiero”. Perché Adriana non sa sintetizzare, mai, specialmente quando si tratta di musica.

Ed è proprio per questo motivo che sono ancora seduta qui a scrivere quest’”articolo” a mezzanotte, perché non riesco a scrivere poco.

Comunque, mentre aspettavo, mi mettevo d’accordo con i miei cugini per chi dovesse consegnare il quadretto e chi la busta (non quella di C’è posta per te: battuta squallida, lo so, ma voglio scriverla lo stesso. Compatitemi, ho sonno, e domani, o per meglio dire, fra qualche ora ho pure la prova di Linguistica …). Infatti, mia cugina mi aveva fatto riflettere su un particolare: se avessi consegnato la busta chiusa, non avrei mai visto la sua reazione. Diverso sarebbe stato se invece le avessi consegnato direttamente il quadretto. E così feci.

Il problema è stato che ero talmente emozionata che sono andata da lei senza salutarla. Le ho consegnato direttamente il regalo dicendole: “Questo è per te”. Non so come sono riuscita a dirle: “Per favore potresti metterlo dentro il sacchetto, che dentro c’è un’agendina con una lettera per te?”.

E lei, dopo aver apprezzato il  mio piccolo regalo e dopo averlo conservato, mi disse: “La leggerò sicuramente”. Lo spero tanto, anche se mi sembra abbastanza difficile …).

Poi ci siamo fatti la foto … e basta. Come basta?! Incontri la tua cantante preferita e non l’abbracci, non le rivolgi neanche la parola? Esattamente. A stento le ho messo il braccio dietro la schiena mentre facevamo la foto, poi mi sono fatta prendere così tanto dal panico che stavo scendendo dal palco, ma poi mi sono ricordata dei miei cugini che avevano fatto la foto insieme a me. Così mi sono girata verso di loro e vidi che stavano parlando con Ale. Volevo ritornare da lei, ma ho pensato di lasciare spazio agli altri fan. Così me ne andai, come una cretina. Anzi, mi correggo, SONO una cretina. Mi sa tanto che la canzone STUPIDA non l’abbiano scritta per l’Amoroso, ma per me. Credo che questa sia la canzone che mi accompagnerà per tutta la vita.

E niente, questa è stata la mia esperienza (raccontata, naturalmente, in due parole, come al mio solito).

Spero di non avervi annoiato.

Adesso vado a dormire, che domani mi attende un’altra luuuunga giornata da universitaria.

P.S.: Pubblicherò al più presto i video del firma copie (se li trovo).

A presto!

UNA NUOVA PAGINA DEL BELLISSIMO LIBRO CHIAMATO VITA!

Ciao a tutti!

Come va? Spero bene. 

È da un po’ di tempo che non pubblico articoli a causa di impegni vari, come l’università. 

Voglio aprire una piccola parentesi per parlare di questo nuovo mondo.

L’undici ottobre è iniziata questa nuova avventura che mi vede protagonista di un nuovo capitolo molto importante della mia vita. Mi sono iscritta a “Mediazione linguistica ed interculturale” a Ragusa Ibla (Sicilia). 

Sono entusiasta e allo stesso tempo curiosa di sapere cosa mi riserva questo bellissimo, ma intenso viaggio. 

È ancora passato solo un mese, ma è come questo percorso fosse iniziato molto tempo prima. 

Mi sento già più matura e responsabile, anche se ho ancora tanto da imparare. 

Già l’Università ha avuto modo di sorprendermi. Quando mi sono diplomata, non sapevo se andare o no all’Università, perché pensavo che fosse meglio consolidare le conoscenze e competenze linguistiche apprese al liceo all’estero. Invece, ho scoperto che se vuoi diventare mediatore linguistico, non puoi soltanto saper parlare bene una lingua, ma prima di tutto devi fare un lavoro su te stesso: devi imparare a mettere sullo stesso piano tutte le lingue e culture. 

È proprio vero che la cultura ti apre la mente! Non dimenticherò mai le parole della mia prof di italiano delle scuole medie: se sei ignorante, i più furbi possono plasmarti meglio. 

Copio qui il link di uno spezzone del film “Miseria e nobiltà “, nel quale recitò il grande Totò, che denuncia, con un sottile sarcasmo, l’analfabetismo diffuso negli anni ’50: 

Ritornando a parlare dell’Università, certo, non è facile fare tutto da sola, considerando che ho lezioni sia di mattina che di pomeriggio. Inoltre devo cucinare, pulire e trovare il tempo per studiare. Conciliare il tutto è un po’ complicato e pesante, ma è anche vero che la vita non è semplice, ed è proprio nei momenti difficili che devi tirare fuori le unghie e combattere per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Più passano i giorni, più capisco che ho fatto la scelta giusta, e sono sicura che questa esperienza mi farà crescere tantissimo e mi porterà lontano!