“The Urban Pop Diva” (Intervista ad Eliza G)

La passione per la musica può essere così forte da non farti quasi dormire la notte; ti perseguita fino a che non diventa la tua quotidianità. Bisogna essere disposti a fare molti sacrifici per far diventare il proprio sogno realtà, anche andare all’estero ed allontanarsi dalla propria amata terra. Ed è proprio questo ciò che Elisa Gaiotto, in arte Eliza G, ha fatto; perché molto spesso l’Italia non riconosce la stoffa, costringendo molti ragazzi talentuosi a scappare in altre nazioni per crearsi un futuro migliore.

Vi lascio la mia video-intervista e, spostando la barra di scorrimento verso giù, trovate l’intervista scritta. Ho deciso di presentarvi entrambe le varianti d’intervista per permettere a chiunque e in qualsiasi momento di leggere/ascoltare le mie chiacchierate con questi artisti eccezionali!

Se volete, potete lasciare un commento. Mi piacerebbe tanto leggere cosa ne pensate del mio progetto blog.

Detto ciò, buona lettura/visione!

Ciao! Presentati!

Sono Elisa Gaiotto, in arte Eliza G. Ho voluto mantenere il mio nome di battesimo, ma l’ho reso un po’ più “internazionale” , nel momento in cui è iniziata la mia carriera da solista dieci anni fa con Roberto Zanetti, l’ex produttore di Alexia e Corona. È stato un percorso faticoso, ma meraviglioso, che mi ha portato a visitare tante parti del mondo, dal Brasile alla Svizzera, l’Inghilterra, fino in Spagna. Ho iniziato nel settore pop dance, ma fin dall’età di 14 anni ho sperimentato tutti gli stili. Avevo una band con cui facevo rock, acustico, funky … insomma, mi piaceva (e mi piace ancora oggi) molto sperimentare.  Questo percorso pop dance è proseguito negli anni in maniera un po’ più fruttuosa all’estero rispetto all’Italia, grazie al mio attuale manager e produttore Saint Paul. Quest’anno, è uscito il mio nuovo album, “Ninety” (https://www.youtube.com/watch?v=UuDXMg7ukIw&list=OLAK5uy_lTAG3XN4GhuFbPfbs2L-SIshCWilx6ikk), che ho avuto l’immensa fortuna di presentare durante il mio live in diversi Paesi, tra cui il Brasile.

Con “Summer lie” (2009) e “Love is unblound” (2011) hai cavalcato le classifiche internazionali. Inoltre, nel 2012 è uscito “My love is love” (del Maestro Giancarlo Bigazzi), nel 2013 “The way”, prodotta da David Guetta. Che emozioni hai provato a collaborare con professionisti di tale calibro?

Allora, per quanto riguarda il brano “The way”, è stato lavorato tra l’Italia e lo studio parigino di David Guetta, quindi non è stata una collaborazione diretta. È stato un singolo di successo, con 10.000 copie vendute solo in prevendita. La cosa che mi da un sorriso amaro è il fatto che la musica prodotta in Italia molto spesso (e il mio caso è perfetto) per avere successo debba essere inevitabilmente esportata all’estero. Soprattutto i primi singoli mi hanno aperto la strada verso il Sud America, in cui ho partecipato a festival importanti, ho collaborato con diverse radio e televisioni locali, ho fatto anche tanti concerti. Mi sono dunque trovata catapultata in un mondo totalmente diverso, mondo che veniva “infranto” oserei dire nel momento in cui tornavo in Italia, nel senso che ricominciavo a fare serate più intime, da 50/100 persone, in club e pub vari con la mia band (naturalmente sempre con grande soddisfazione ed umiltà).

Ed è proprio questo il punto debole della musica italiana. In Italia non ci si rende conto del talento nostrano, ma si guarda con più esuberanza alla musica internazionale, cancellando ogni traccia di orgoglio nazionale.

Che tra l’altro è una contraddizione pazzesca , perché l’Italia è il Paese per antonomasia dell’arte, della cultura. Questo perché non le si guarda con positività. Purtroppo, ci sono pochi spazi, e questi spazi (è brutto da dire, ma è la verità) sono “predestinati”, ricoperti sempre da una solita cerchia. Ripeto, non sputo sul piatto in cui mangio, però è anche giusto dire le cose come stanno e non vivere nel Paese dei Balocchi: noi italiani sbagliamo a valutare noi stessi, perché all’estero l’Italia è vista come la nazione più “wow”! Noi abbiamo paura di dire che siamo italiani, quando invece durante i miei concerti all’estero, nel momento in cui si scopriva che ero italiana, a tutti brillavano gli occhi.

Questo probabilmente perché c’è troppa ignoranza e troppa poca cultura. Non conoscendo il nostro passato e le nostre capacità, è ovvio che ci sottovalutiamo. Solo conoscendo la “farina del proprio sacco” si può imparare a guardare alle altre culture con la giusta apertura mentale.

Assolutamente sì! È uno scambio e un arricchimento continuo perché, conoscendo le altre culture, impari ad analizzare ed apprezzare maggiormente la tua!

A parer mio, il problema dell’italiano medio è la sua saccenteria, il suo essere molto critico e poco autocritico. Non si osserva, non si guarda all’altro con curiosità per migliorare ancora di più se stessi, ma si tende ad affossare il “nemico”. Posso dire che lo spirito di collaborazione che c’è fuori è assurdo! Per mia grande sorpresa, sono stata scelta tra i 12 partecipanti provenienti da tutto il mondo al “Cerbul de Aur” (Cervo d’Oro in italiano), che sarebbe un equivalente del nostro Festival di Sanremo, il terzo festival più importante in Europa dopo l’Eurovision, e con mio grandissimo stupore ho vinto il Festival. Ti posso dire che lo spirito di aggregazione tra noi artisti e con il team che lavorava con loro è stato qualcosa di grandioso.

Non per niente in Latino America  sei chiamata la “Urban Pop Diva”. Nonostante questo, però, hai deciso di tornare in Italia per partecipare a “The voice” e di crescere artisticamente assieme al coach, nonché al grandissimo artista Gigi D’Alessio (ti confesso che quand’ero bambina era il mio idolo). Al di là del genere che può piacere o meno, ha una professionalità assurda (non per niente ancora oggi è un cantante di successo).

Allora, intanto devo confessarti che all’inizio non avevo considerato quest’opportunità, perché non mi andava molto a genio l’idea di partecipare ad un talent show. Successivamente, ho pensato di partecipare a quello che  mi sapesse più di tutti di musica, appunto, The Voice. Quando ho scoperto di aver passato il primo provino, e che quindi avrei dovuto affrontare le Blind Auditions (video esibizione: https://www.youtube.com/watch?v=3w1-lXx8bRE), sono andata lì senza alcuna pretesa; addirittura con un po’ di incoscienza perché rischiavo di rovinare anni di carriera se avessi fatto una brutta figura. Invece, con mia grande sorpresa, si sono girati tutti e quattro i giudici. Io speravo fin dall’inizio che si girasse almeno Gigi, perché ha una competenza musicale infinita, e inoltre mi ha sempre dato l’idea di essere una persona propositiva e solare, e in  effetti è stato proprio così! Una persona squisita, semplice, che mi ha aiutato tanto, e soprattutto una persona pratica. C’era sempre, anche durante le prove, anche quando non era tenuto ad esserci, in sala prove; per me è stato quello il senso di The Voice!

È proprio bella quest’umiltà che hai, perché nella vita non si smette mai di imparare!

Quando eserciti un qualsiasi mestiere, che sia o artistico, o imprenditoriale, comunque cerchi di prefissarti degli obiettivi a breve, medio e lungo termine, e cerchi passo passo di raggiungerli. Quindi non si finisce mai di imparare, è una crescita continua, ed è proprio questo il bello!

Toglimi una curiosità: c’è stato qualcuno che ti ha spinto ad intraprendere questa strada o hai fatto tutto da sola?

Allora, intanto preciso che la mia non è una famiglia di musicisti, come di solito si sente dire da molti cantanti. A 8 anni la figlia di amici studiava pianoforte, quindi ho deciso di chiedere ai miei di iscrivermi ad un corso di pianoforte. Per un po’ d’anni mi sono dunque dedicata allo studio della musica classica. Arrivata ai 13-14 anni ho capito che volevo far altro, allora ho deciso di iscrivermi alla band d’istituto delle scuole superiori come tastierista, ma mi sono cimentata nel ruolo di cantante dato che c’era questa carenza. La prima canzone che ho cantato è stata “Animal instinct” dei Cranberries (1998); da lì è iniziato tutto. Ero l’unica ragazza, quindi mi trattavano come un maschio, caricavo e scaricavo l’attrezzatura, montavo l’amplificazione, ho imparato molto da quell’esperienza.

I miei genitori sono sempre rimasti perplessi di questo mio talento; forse avrò preso dal nonno, che suonava la tromba nella banda del paese, ma non era il suo mestiere. Nonostante ciò, mi hanno sempre appoggiata, anzi, mi hanno incoraggiata ogni volta.

Bellissimo. Una fortuna che non tutti hanno. Un’ultima domanda: con chi ti piacerebbe collaborare in futuro e quali sono i tuoi progetti? (Piccolo spoiler XD)

Io ascolto tanto di tutto, quindi non ho un artista preferito da scegliere. Fanno parte tutti di generi completamente diversi. Come artista internazionale, adoro Lady Gaga, lei sarebbe la mia prima scelta. Come artisti italiani, sono un po’ più “old school”: mi sono sempre piaciuti Nek, i Negramaro, andiamo quindi a toccare il genere rock.

Come progetti futuri, posso dirti che farò un sacco di cose fighe in Romania, tra cui programmi televisivi. Sto lavorando a un po’ di progetti che per ora rimangono top secret, fino a quando non saranno certi, ma posso assicurarti che ci sono tante cose che bollono in pentola! Sono molto positiva!

Perfetto! Allora ti seguiremo per scoprire cosa ci nascondi! Io ti ringrazio per quest’intervista/chiacchierata. So che sei molto impegnata, quindi grazie per il tempo che mi hai dedicato!

È stato un piacere! Grazie a te, sei stata gentilissima e piacevole! A presto!

Vivo per Lei (Intervista a Marco Vito)

Foto presa dal profilo instagram di Marco Vito

“Vivo per lei perchè oramai io non ho altra via d’uscita, perchè la musica lo sai, davvero non l’ho mai tradita. Vivo per lei perchè mi dà pause e note in libertà. Ci fosse un’altra vita la vivo, la vivo per lei.”

Avrete sicuramente intuito a che canzone mi stia riferendo. Questi versi mi fanno venire in mente un professionista che ha deciso di dedicare interamente la sua vita alla musica.

Io con quest’artista ho avuto la fortuna di chiacchierare del suo amore nei confronti di un’arte così attraente ed eclettica. Ecco a voi la mia intervista a Marco Vito, cantante, direttore d’orchestra, musical performer e vocal coach (insomma, poca roba!).

Marco Vito e Riccardo Cocciante (foto presa da Gazzetta del Sud Online – Messina)
Musical “Romeo e Giulietta” (Foto presa da Overblog)

A sedici anni ha già debuttato all’Arena di Verona, e nel 2007 ha ricoperto il ruolo di Romeo nella tragedia shakespeariana Romeo e Giulietta” rivisitata dal grande Riccardo Cocciante. Quando ha iniziato questo percorso, aveva già in mente di continuare con i musical per fare della sua passione una professione, oppure aveva altri progetti per il futuro?

Ciò che succede a 16 anni non puoi prevederlo.

Ero un ragazzo normale che amava studiare e ovviamente cantare, la musica è sempre stata il mio grande amore ma non ero sicuro che sarebbe potuta diventare la mia realtà.

Poi ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada Riccardo Cocciante che è stato mio maestro di vita, e ha cambiato totalmente il mio modo di vedere la musica. Ho capito che sarebbe stato il mio futuro.

Successivamente, ha avuto modo di diventare vocal coach e collaboratore musicale di diversi programmi TV, come Ora o mai più”, Ti lascio una canzone” e The voice of Italy. Mi racconti brevemente di questesperienza. Cosa si porta dietro?

Amo lavorare dietro le quinte dei programmi tv, lo faccio ormai da più di dieci anni ed ho avuto modo di conoscere tantissimi grandi artisti e confrontarmi con loro. Ho iniziato con il Maestro Leonardo De Amicis e da lui ho imparato tanto. Oggi occuparmi della crescita dei giovani talenti e lavorare alla creazione della loro personalità artistica è ciò che mi dà più stimoli.

Marco Vito direttore d’orchestra ad “Amici” (Foto presa dal profilo instagram di Marco Vito)

Lesperienza più recente la vede direttore dell’orchestra (formata da musicisti giovanissimi) del celebre programma Amicinella sua penultima edizione. Che cosa prova quando sta a contatto con i ragazzi? E soprattutto, com’è stato accompagnare la stupenda e imponente voce del tenore Alberto Urso?

Dirigere l’orchestra di Amici come ho sempre detto, è il coronamento di un sogno. Ho lavorato tanto per riuscire ad essere pronto per un compito così importante e ringrazio sempre della fiducia il Maestro Celso Valli e Maria De Filippi che rischiando hanno scommesso su di me.

Con i ragazzi che fanno parte del programma così come con i miei musicisti, siamo coetanei, ci accomunano gli stessi sogni, le stesse speranze e le stesse paure. Respiriamo insieme la stessa musica e condividiamo la voglia di farne la nostra vita.

Marco Vito e Alberto Urso (Foto presa dalle stories di Marco Vito)

Accompagnare Alberto è stato ancor più emozionante, lo conosco da piccolo, gli ho visto muovere i primi passi in musica tanti anni fa, veniamo dalla stessa provincia. L’ho preparato a “Ti Lascio Una Canzone” nel 2010, ed è stato bello ritrovare lo stesso ragazzo pulito, con un enorme talento, che negli anni ha fatto sacrifici enormi per formarsi e raggiungere questo grande obiettivo.

Tecla Insolia e Marco Vito (Foto presa dalle stories di Marco Vito)

Ieri Tecla Insolia ha debuttato a Sanremo nella categoria Giovani con il singolo 8 Marzo”. Che emozione ha provato nel  leggere il suo nome tra i professionisti che hanno collaborato alla creazione di questo brano così toccante?

Ero stato al festival due volte, ci ho cantato da ospite con Riccardo Cocciante, sono passati dieci anni, e sentir dire il mio nome è stata una soddisfazione che non credevo potesse darmi queste sensazioni. Scrivere per Tecla, con la quale abbiamo condiviso tanto, che ho visto crescere all’Accademia Le Muse di Gianna Martorella di Piombino sua manager, è ancora più emozionante.

Lei ha una grande sensibilità e sa comunicare in modo incredibile anche un testo importante come “8 Marzo” (https://www.raiplay.it/video/2019/12/sanremo-giovani-2019-serata-finale-tecla-insolia-canta-8-marzo-nuove-proposte-sanremo-2020-933e03b8-6412-4c60-9294-5b345f66a2b3.html). Sono fiero di lei e del gruppo di lavoro che segue questo progetto, dall’etichetta Rusty Records agli altri autori oltre che grandi amici con i quali ho il piacere di condividere questa avventura.

C’è un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare?

Vivo di sogni da quando ho iniziato a fare questo lavoro, mi piacerebbe continuare a crescere per dare il massimo alla musica, che mi regala sempre di più di quanto io possa dare a lei.

La ringrazio davvero tanto per la sua disponibilità. Le auguro con tutto il cuore di percorrere la strada che la musica ha tracciato per lei per tutta la vita.

Grazie a te! A presto!

Immobile (intervista a Mario Grande)

Ormai da una settimana si sono concluse le vacanze natalizie, o per meglio dire, le abbuffate natalizie… Ma non tocchiamo questo tasto dolente!!! 😥

Piuttosto, parliamo di musica.

Mario Grande (foto presa dal suo profilo instagram)

Qualche giorno fa ho avuto l’immenso piacere di scambiare due chiacchiere con Mario Grande, cantautore, musicista e produttore musicale (poca roba…).

Prima di lasciarvi, però, all’intervista, mi sento in dovere di fare una piccola presentazione.

Mario Grande, nato a Roma, è figlio di Adriano Grande, uno tra i poeti più rilevanti del 1900.

Da bambino inizia a prendere confidenza con il pianoforte e la chitarra e compone canzoni. Comincia la sua attività di musicista realizzando musica per il cinema. Ha realizzato la colonna sonora del film di Martina D’Anna “Prima le donne e i bambini” del 1992, che ha segnato d’altronde l’esordio al cinema di Corrado Guzzanti.

Contemporaneamente all’attività musicale coltiva la sua passione per la radio e collabora come intrattenitore presso alcune talk radio della capitale.

Nel 2008 fonda la label M.B.C musica con cui  organizza rassegne musicali e concerti.

Grazie alle svariate sollecitazioni dei suoi colleghi musicisti, decide di pubblicare alcune sue composizioni e nel 2008 nasce “Viaggi Sul Tempo” (https://www.youtube.com/watch?v=SsFvI1xr8PY), album prettamente acustico, risultato della sua penna, per di più pregno di diversi stili (dal rock, al pop mainstream, fino al sound latino). Vanta prestigiose collaborazioni musicali, come Marco Rinalduzzi, Cristiano Micalizzi, Elio Buselli, Tommaso Morrone, Fabrizio Palma e Rossella Ruini.

Il primo singolo estratto dall’album, “Oronero” (https://www.youtube.com/watch?v=dJ8V1PC9f0k) , arriva sul podio della chart itunes Italia.

Con il secondo singolo “Marzo” (https://www.youtube.com/watch?v=4_ORPTzPQ2I)  il regista e autore televisivo Walter Corda si occupa della cura del videoclip, insieme alle illustrazioni dell’artista Amalia Caratozzolo.

Durante la lavorazione del primo album nasce una duratura collaborazione con Marco Rinalduzzi, chitarrista elettrico, nonché editore musicale del progetto.

Nel 2011 vede la luce il singolo “Al mercato delle foglie” (https://www.youtube.com/watch?v=ga5C98kjy9U). Protagonista del videoclip Mohamed  Zouaui, proclamato nello stesso anno attore rivelazione e vincitore del Golden Globe.

Nel 2014 esce “Al centro del nord” (https://www.youtube.com/watch?v=lNrz3TgSbBs) , un brano pop dalle nuances rock, insieme al videoclip girato a  Tokyo nel quartiere di Shibuya. Da questo momento in poi Mario Grande si occuperà personalmente della regia dei suoi videoclip. Del novembre 2017 è “Ogni singolo momento” (https://www.youtube.com/watch?v=KqJhKzjwZyo), brano dalla melodia sinuosa; del Luglio 2018, invece, “In qualche angolo di me” (https://www.youtube.com/watch?v=tNZmbZmrSa0) girato fra New York e Lucca con la partecipazione dell’attrice Eleonora Di Miele. A Gennaio del 2018 gira il videoclip della sua cover del brano “Dettagli” (https://www.youtube.com/watch?v=1nJQWtcaoxU) di Ornella Vanoni e Gino Paoli del 1973, nonché rivisitato nel 1980 da Roberto Carlos. L’album più giovane è “#capitolosecondo” (https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_k6tSfLP4eb1Co9k8Kh34WVHopkTw9kZBg) , messo in commercio nel 2019, contenente 7 inediti + gli ultimi due singoli pubblicati e la versione rimasterizzata di “Al mercato delle foglie”. Fra i musicisti che hanno collaborato all’album: Phil Palmer, Marco Rinalduzzi, Francesco Arpino, Cristiano Micalizzi, Elio Buselli, Luca Trolli, Salvatore Corazza, Tommaso Morrone, Fabrizio Palma, Serena Caporale e molti altri. Contemporaneamente all’uscita dell’album esce il videoclip del singolo “Immobile” (https://www.youtube.com/watch?v=05sFjQxzrwE). 

In che occasione hai iniziato a cantare?

Ho cominciato a cantare da bambino in un coro ma il mio desiderio è sempre stato quello di scrivere canzoni. Ricordo che vidi una tastiera elettronica a casa di un mio compagno di scuola e il desiderio fu immediatamente quello di usarla per comporre una canzone “mia”. Le mie prime composizioni nascono così, su una tastierina come quella che arrivò a casa mia in un Natale di tanti anni fa.

Come hai scoperto di avere la stoffa per scrivere anche testi?

Non saprei, è stato tutto molto naturale, quando ho provato a scrivere le prime canzoni ho cominciato anche a scrivere i testi, sai mio padre era un poeta e forse c’è qualcosa di ereditario nella voglia di raccontare delle storie e delle emozioni.

Quanti e quali strumenti suoni? Hai mai pensato di ampliare le tue conoscenze mettendoti alla prova con altri strumenti?

Sì, ho provato a suonare un po’ di tutto ma più per divertimento. Suono chitarra e pianoforte, ma li ho sempre utilizzati soprattutto per comporre… non mi ritengo un polistrumentista. In genere compongo i brani più romantici/soft con l’ausilio del pianoforte, invece prendo la chitarra quando ho voglia di fare un po’ di rock: in fondo sono due strumenti che rappresentano bene le mie due anime pop e rock!

Il nuovo album #capitolosecondo si apre con il singolo “Immobile”. Non avrai preso ispirazione da Alessandra Amoroso 😊 😊. Scherzi a parte, a chi dedichi questa canzone?

A proposito di Alessandra Amoroso e della “sua” Immobile ti racconto un aneddoto: gliela cantai a sorpresa in occasione di un suo compleanno, festeggiato con amici comuni, durante una vacanza a New York qualche anno fa. E’ una grande artista e una persona di cui apprezzo tanto umanità e sensibilità.

La mia “Immobile” invece è stata scritta recentemente ma non è detto che, inconsciamente, quando ho scritto il testo non sia stato condizionato dal ricordo di quella vacanza… chissà… 

E’ dedicata a tutte le persone che rimangono ferme ad aspettare qualcuno che forse non arriverà o non ritornerà mai.  Nel videoclip, che ho diretto e che accompagna questo brano, ho voluto esasperare con fantasia questo concetto raccontando la storia di un uomo che “immobile nel suo amore” parte dal 1930 e, superando la barriera del tempo, arriva fino ai giorni nostri per incontrare e testimoniare alla sua amata l’esistenza di un antico sentimento.

Wow! Un’ultima domanda: cosa vorresti fare in seguito?

Continuerò a scrivere canzoni perché questa per me è una necessità vitale. Con la mia etichetta, MBC musica, continuerò ad occuparmi di promozione e management: mi gratifica moltissimo mettere la mia esperienza a disposizione di altri artisti.

È davvero stupendo quello che fai. Stare a contatto con la musica ogni giorno e fare di essa uno strumento di sostentamento, oltre ad essere una parte di sé stessi, è davvero una gran fortuna.

Ti ringrazio davvero tanto per la tua preziosa collaborazione!

Grazie a te, a presto!

#CHEDIVENTIUNAMODA

Nello scorso articolo (https://passionfor.music.blog/2020/01/03/natale-di-luce-tempo-di-occhi-nuovi/) ho parlato del messaggio che i ragazzi del coro Karisma hanno voluto trasmettere: guardare al mondo con gli occhi di un bambino ed imparare a cogliere l’essenza del Natale. Ed è proprio questo che Stash, frontman dei Kolors, ha voluto dimostrare mediante un’azione concreta. Ecco le varie storie da lui pubblicate:

Voglio fare una precisazione ed esprimere in tal modo il mio parere sulla questione. Stash, come tutti i personaggi famosi, HA IL DOVERE di rendere pubblici questi momenti poiché, essendo appunto noto e seguito soprattutto da molti giovani, può dare loro un esempio positivo. Perché non utilizzare i social in modo produttivo? Perché pubblicare solo foto in bikini o mostra-muscoli oppure sputare il veleno che scorre nelle vene mediante commenti sotto i post dei vip, sprecando il nostro tempo a criticare chi non conosciamo neanche? Ci sono già state critiche nei confronti di questi video, considerato un mezzo di aumento di like e followers: “Il bene si fa in silenzio”. Questo senza dubbio, ma io sono convinta del fatto che Stash, come tutti i volti noti italiani e non, non abbiano bisogno di questi stratagemmi per essere amati maggiormente dal pubblico. Anche perché non è un solo video a dimostrare chi si è veramente, ma le azioni di ogni giorno, e se si finge prima o poi la maschera cadrà e si svelerà chi è davvero.

Termino questo mini-articolo citando le parole di Stash: “Magari iniziasse una moda di questo tipo sui social, così almeno tra un post da fighi e l’altro ci sarebbe qualcosa come un messaggio umano dietro”. #chediventiunamoda #spreadsomeloveforanyone

NATALE DI LUCE: TEMPO DI OCCHI NUOVI!

Dopo un anno di rest, Gran Concerto di Natale per l’Oratorio salesiano di Gela.

Giorno 23 Dicembre alle ore 20:00 si è tenuto presso la Parrocchia San Domenico Savio, il Gran Concerto di Natale 2019 “Natale di Luce: tempo di occhi nuovi” organizzato dall’associazione “D.B.200” e dall’ Oratorio San Domenico Savio, nonché patrocinato dal Comune e sponsorizzato dalla “Federcasalinghe” di Gela. Dopo essersi concessi un anno sabbatico, i sessanta ragazzi della Karisma Music, divisi tra corale e band (“Goodfellas”, “Espera” e “Shining”), hanno espresso il loro grande desiderio di risalire a bordo per riiniziare quest’avventura.
Roberto Scimè, responsabile del coro, rivela: << Ogni anno scegliamo un tema che si ricolleghi al vero significato del Natale, che non è solo la comunione e il divertimento in famiglia, ma anche e soprattutto la riflessione e la voglia di riscatto, di cambiamento e di miglioramento. Quest’anno eravamo incerti sul da farsi ma, dopo aver visto gli occhi dei ragazzi emozionati all’idea di rimettersi in gioco per trasmettere delle emozioni e dei messaggi al pubblico, non potevamo dir loro di no. Così io, insieme a Milena Pizzo, che si è pure occupata della stesura del copione recitato, Maria Chiara Pace e Sofia Scicolone rispettivamente responsabili delle band GoodFellas, Espera e Shining, abbiamo deciso di intitolare il concerto “Natale di Luce: tempo di occhi nuovi”. Il messaggio che, attraverso il connubio tra canzoni e racconti di fiabe, abbiamo voluto lasciare come augurio al nuovo anno è stato quello di provare a vedere il mondo con gli occhi semplici e genuini di un bambino. Dovremmo ricordarci più spesso di guardare all’altro senza preconcetti o stereotipi, cercando di non fermarci alla mera apparenza, ma di donarci incondizionatamente, come fa un bambino, che guarda il mondo con stupore e meraviglia, godendo anche delle piccole cose. Dobbiamo toglierci dalla mente la convinzione che, essendo più grandi, siamo più saggi dei bambini, anzi, dobbiamo essere meno presuntuosi e imparare da loro>>.
<< Il lavoro che c’è dietro un concerto di Natale – spiega Milena Pizzo – è enorme. In un mese ci siamo occupati della scelta del tema, dei brani e della mise en scène. Io ho seguito maggiormente le band GoodFellas, cercando di curare tutte le sfumature per creare un buon prodotto. Perché io credo che, oltre a trasmettere un messaggio al pubblico, il concerto serva a dimostrare che a Gela ci sono ragazzi talentuosi che vogliono lasciare la loro impronta, che vogliono influire positivamente sui loro coetanei; perché Gela non è solo delinquenza e inquinamento, Gela non è morta! >>.
Don Alfredo, direttore dell’oratorio, si esprime così: << Tanta gioia e soprattutto tanto entusiasmo. Gioia, perché vedevo realizzati i sacrifici dei nostri ragazzi dopo mesi di impegno e di prove; entusiasmo, perché è un immenso regalo ascoltare, con gli occhi pieni di gioia, i ragazzi che non smettono mai di stupirci! Sono orgoglioso di aver partecipato e orgoglioso di avere collaboratori (giovani e adulti) che riescono a conciliare il loro tempo con il servizio ai ragazzi del nostro oratorio! I ragazzi sono il tesoro più bello che possiamo avere! Custodiamolo!>>.

Ne approfitto per pubblicare il video della mia esibizione:


Chi la dura la vince! (Intervista a Mauro Tummolo)

Mauro Tummolo
  • Presentati! (nome, stile musicale, cantante/i di riferimento).
  • Ciao! Sono Mauro Tummolo, cantautore Pop Rock e vengo dalla Basilicata. I miei punti di riferimento artistici sono, senza dubbio, Nek, Biagio Antonacci e, in ambito internazionale, Robbie Williams.
  • Hai già avuto modo di metterti in gioco mediante live e di collaborare con artisti?
  • In 7 anni ho all’attivo oltre 150 Live fatti con la mia BAND (tutta made in LUCANIA) tra Italia, Svizzera e Slovacchia. Ho avuto l’onore di duettare con Stefano Centomo; inoltre, ho aperto concerti di Dodi Battaglia, Maria Nazionale, The Kolors, Neri per Caso e collaborato con Mario Rosini. In più con me hanno suonato in qualche Live (tributando i Modà) i musicisti stessi: Stefano Forcella ,Claudio Dirani e Diego Arrigoni. Recentemente ho preso parte a “Cesko Slovensko Ma Talent”, versione cecoslovacca di “Italia’s Got Talent”, portando su quel palco la musica italiana.
Copertina “Pianeti diversi”
  • Nel 2019 è uscito il tuo singolo “Pianeti diversi” (https://www.youtube.com/watch?v=Rb5aZaCGOGc) ,  che anticipa il nuovo disco in uscita nella primavera del 2020, scritto con Andrea Sandri e vede il prezioso contributo di due straordinari musicisti quali Mario Guarini (bassista che ha collaborato con Claudio Baglioni, Samuele Bersani, Massimo Ranieri, Gino Paoli, Gianni Morandi e tanti altri) e Chicco Gussoni (chitarrista che ha suonato tra gli altri con Lucio Dalla, Nek, Franco Battiato, Mango, Patty Pravo, Eros Ramazzotti). Perché questo titolo, e a chi dedichi questo brano?
  • E’ un po’ come un amarcord degli anni passati che non esistono più. Infatti oggi viviamo in un mondo che corre veloce, frenetico, in cui si è persa completamente o quasi la volontà di fare quelle cose che una volta davano un valore alla nostra esistenza. La canzone infatti inizia con queste parole: “Sai che non ricevo più le tue lettere …”. “Pianeti diversi” proprio perché viviamo in una realtà differente rispetto al passato, da qui i due pianeti, quello che era e quello che siamo diventati.
  • Nel 2019 sono usciti anche “Tutta la notte” (https://www.youtube.com/watch?v=gpcfOOFh-II), che ha riscosso un bel po’ di successo, con 70.000 ascolti su Spotify e “Resterò” (https://www.youtube.com/watch?v=7U6uLsxqaFQ). Da dove prendi di solito l’ispirazione per scrivere i tuoi brani?
  • L’ispirazione è depositata nelle immagini della mia vita vissuta che vivo ogni giorno e in quella immaginaria. A volte scrivo di notte ma anche di giorno o durante i miei viaggi. Catturo soprattutto le emozioni che mi trasmettono le persone che non conosco che hanno tanto da raccontare e tanto da dire.
  • Cosa vorresti accadesse in futuro per la tua carriera musicale?
  • Innanzitutto vorrei che il disco uscisse nella primavera del 2020 e che possa arrivare chiaro e tondo, a tutte le persone che ascolteranno l’album, il messaggio contenuto nei miei brani; anche se il focus è quello di fare musica, essere se stessi senza mai annientarsi. Il mio motto è sempre lo stesso : CHI LA DURA LA VINCE (tra l’altro titolo del mio primo album)!
  • E io citerei anche le parole di un artista che adoro: “Sognare in grande, ma restare con i piedi per terra!”. Ti ringrazio per la tua disponibilità!
  • Ma grazie a te! A presto!

Intervista ai Break me down

Presentatevi!

Siamo i Breakmedown, una band Alternative Metal fondata a Milano nel 2017. 

Nel gennaio del 2018, con Faith Blurry alla voce, abbiamo pubblicato il primo Ep dal titolo “Resilience” registrato e mixato al Magnitude Studio da Matteo Magni, contenente 3 brani inediti, scritti e prodotti direttamente da noi. Tra le numerose date fatte in giro per la penisola, abbiamo aperto i concerti di artisti internazionali quali Crazy Town, Joe Stump’s Tower of Babel, Vinnie Moore e Lacuna Coil.

Nel Febbraio 2019 Faith ha abbandonato la band per seguire il suo personale percorso musicale. A Marzo 2019 è entrata nei BMD la nuova cantante Irene Franco.

La line-up attuale vede Irene Franco alla voce, Laerte Ungaro e Morris Steel alle chitarre, Giuseppe “LoChef” Greco al basso e Fabio Benedan alla batteria.

A Ottobre 2019 abbiamo pubblicato, su tutti i Digital Store, il primo disco “The Pond” preceduto da due singoli “Your Game” e “The Noose”! “The Pond” contiene undici tracce inedite, scritte e prodotte da noi, registrate e mixate ancora una volta da Matteo Magni.

A quali artisti vi ispirate? Quindi a quale dimensione vi sentite di appartenere maggiormente?

Ci ispiriamo ad artisti come : Alter bridge, Halestorm, Pantera, A Perfect Circle, Korn, Linkin Park, Tool, ecc.

Non ci siamo mai dati una vera e propria “etichetta” sul genere, c’è chi ci definisce Hard Rock, chi Metal, chi Alternative. Noi abbiamo ritenuto opportuno unire tutte queste definizioni che in qualche modo ci appartengono. Credo che possiamo tranquillamente collocarci nel genere Alternative Metal.

Nel 2018 sono usciti il vostro primo EP “Resilience” (con tre brani: Warrior, Necessary evil e Prisoner) e il singolo live “Trust”. Nel 2019 avete reso pubblici i singoli “Your game” e “The noose”.

Anche se è passato solo un anno, pensate ci sia stato un cambiamento nella produzione, scrittura e stesura dei testi e negli arrangiamenti dei vostri brani?

“Resilience” è stato pubblicato dopo pochi mesi dalla nostra formazione, ci conoscevamo poco. “The Pond” invece è stato un lavoro molto più curato e studiato e credo che si senta anche nella ricerca del suono che in questo disco è stata quasi maniacale. L’album non è direttamente collegato al vecchio ep, sono due storie separate. “Resilience” era una dichiarazione d’intenti, il disco invece racconta quello che abbiamo sotto gli occhi ma che non ci soffermiamo a guardare.

Se doveste convincere una persona a comprare un vostro CD, cosa le direste?

Le direi che fare questo disco per noi è stato terapeutico ed è un disco che vale la pena ascoltare. Magari potrebbe diventare la colonna sonora della sua giornata! 🙂

Ci sono momenti dell’anno in cui si deve fare un regalo e non si sa mai cosa regalare… perchè non un CD di una band emergente?! Potrebbe essere una bella scoperta oltre che un bel regalo (Buon Natale…visitate il nostro merch online 😉 )

Come usate i social network? Inoltre, cosa ne pensate di questa arma a doppio taglio?

Siamo consapevoli del fatto che i social aiutino molto, sono la vetrina più grande per chi fa musica, ma bisogna dedicarci molto tempo e attenzioni. Ovviamente siamo molto attivi su Facebook, Instagram, Twitter e sui nostri canali YouTube e Spotify. A volte è dura controllare tutto ma è il modo migliore per stare in contatto con chi ci segue e ci supporta.

Quali sono i vostri progetti futuri (cd, collaborazioni, featuring, eventi)?

I progetti in cantiere sono molteplici, non possiamo ancora scoprire tutte le carte ma sicuramente in cima alla lista c’è un piccolo tour per portare in giro il nostro disco sia nella nostra penisola che all’estero.

Grazie mille per la vostra disponibilità!

Grazie a te per averci dato la possibilità di parlare un po’ di noi.

Intervista a Celeste De Lisi

Buongiorno .

Ecco l’intervista a Celeste Delisi, una giovane artista emergente .

Prima di lasciarvi, però ,voglio porvi le mie scuse per aver portato alle lunghe l’intervista . Vi consiglio di vederla tutta perché, oltre a parlare della formazione artistica di Celeste, abbiamo trattato insieme degli argomenti importanti, oltre a parlare della mia piccola esperienza.

Buona visione!

Voci di donne

Qualche giorno fa si è svolto il convegno “Voci di donne”, organizzato dall’Università di “Mediazione Linguistica ed Interculturale” (nonché Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature Straniere) di Ragusa Ibla È il terzo anno che si organizza quest’importantissima “tavola rotonda” che vede ospiti diversi docenti e professionisti, anche stranieri.  A dare il benvenuto la Professoressa M. Paino (Direttrice DISUM) e il Professore Burgio (Presidente SDS), mentre a presentare il convegno S. Lagdaf e M. Carreras i Goicoechea. Lascio allegata la locandina dei due appuntamenti del 29 e 30 Ottobre.

Molte volte si è parlato di donne in modo superficiale: le donne considerate come esseri fragili, da proteggere, e non come parte integrante della società che può fare la differenza. Un convegno che mira, dunque, a trattare un tema molto delicato ma senza, nel frattempo, alcun tipo di vittimismo; insomma, trattare le donne per quello che sono: degli esseri umani in carne ed ossa, non creature angeliche portatrici di salvezza. A tal proposito, mi viene in mente il libro “Psicosociologia del maschilismo” della scrittrice  Chiara Volpato, in cui si parlava di sessismo ostile e sessismo benevolo: il primo riguarda un’ostinazione nel controllare la donna, costringendola a restare entro i canoni della figura femminile della società e, in caso contrario, ad utilizzare la violenza per soffocare qualsiasi forma di ribellione; il secondo, consiste appunto nel considerare la donna come essere bisognoso di protezione da parte del maschio. In entrambi i casi si tende a subordinare la figura femminile a quella maschile ma, a differenza del sessismo ostile, quello benevolo non deriva da una visione “malata” dell’uomo che vuole far soccombere la donna al suo potere. Come dice la stessa parola, si tratta infatti di un sessismo che si muove per il “bene” della donna, per proteggerla dai pericoli della società. Ed è, purtroppo, un fenomeno molto diffuso, penetrato pian piano nella società e diventato ormai la “norma”, la “normalità”. Vi faccio un piccolo esempio derivante dalla mia esperienza. L’anno scorso mi trovavo a Roma in occasione del “Sinodo dei Giovani” con Papa Francesco. Io, insieme ad alcuni ragazzi dell’oratorio, siamo andati al supermercato a comprare delle casse d’ acqua (le bottigliette erano da mezzo litro). Avendo fatto tanta strada a piedi, un ragazzo era stanco; così mi sono proposta di portare io la cassetta d’acqua al posto suo. Dopo aver rifiutato il mio aiuto, ha chiesto ad un altro ragazzo di portarla, dato che era molto affaticato. Per molti, questo potrebbe sembrare un gesto di galanteria, a me invece è sembrato che quel ragazzo considerasse me, come le altre donne, troppo deboli per trasportare un peso sulle spalle. È come se tutte le donne avessero un deficit fisico e, per questo motivo, debbano essere preservate.  Un altro esempio del sessismo benevolo può essere trovato nell’espressione “Certo che con quel vestito te la vai proprio a cercare”. È vero sì che nella vita ci vuole decenza, ma è anche vero che ognuno di noi è libero di vestirsi come vuole, e NESSUNO, dico, NESSUNO è giustificato a toccare una donna solo perché indossa una scollatura provocante. Purtroppo è diffusa l’idea che se io esco con una minigonna è perché voglio provocare l’uomo; magari, per alcuni casi sarà anche vero, ma magari io indosso una minigonna perché mi vedo bella, perché mi sento a mio agio. Che poi penso che le scollature, come le minigonne o i vestitini, debbano saper essere indossati. Comunque, qualunque sia il motivo per cui io indosso un certo tipo di vestito, (ripeto) non è giustificabile il fatto che debba sentire fischi da parte di ragazzi (presenti anche se si indossa un jeans e una maglietta, questo fa capire che molto spesso il problema è il cervello di certi uomini) o, ancora peggio, essere toccata o molestata.

IO SONO UNA PERSONA, IO HO UNA DIGNITA’, pertanto esigo di essere RISPETTATA, com’è giusto e normale che sia. Invito a guardare con attenzione il “monologo” di Luciana Litizzetto, un discorso dall’argomento forte, addolcito con sfumature ironiche, ma carico di significato:

Chiudo questa parentesi per aprirne un’altra riguardante gli ospiti del convegno.

Come potete vedere dalla locandina, sia il 29 che il 30 Ottobre il Liceo Musicale Giovanni Verga di Modica ha avuto modo di mostrare le proprie eccellenze mediante degli interventi musicali a metà convegno. A rappresentare il liceo l’insegnante di pianoforte, nonché referente di indirizzo Loredana Vernuccio, e il professore di pianoforte Gianluca Abbate, che ha accompagnato le esibizioni di entrambe le giornate.

Da amante della musica, non potevo lasciarmi scappare quest’occasione. Così, ho avuto modo di parlare con Sophia Minauda, cantante lirica, allieva della professoressa Elvira Mazza, e Sofia Gagliolo, allieva della classe di violino del professore Pietro Vasile (che abbiamo avuto modo di ascoltare nella veste di compositore il 30 Ottobre con il brano “Come un alito di vento”).

Andiamo in ordine “cronologico”. Iniziamo quindi con l’intervista a Sophia Minauda (29 Ottobre), esibitasi con “ Il flauto magico” di Mozart e con “Think of me” (Phantom of the Opera) .

Sophia Minauda durante una sua esibizione

Adriana: Ciao!

Sophia: Ciao!

Adriana: Inizio con il farti qualche domanda sul tuo percorso. Quando hai iniziato? Quando hai capito che la musica era la tua strada?

Sophia: Allora, avevo quattro anni quando ho iniziato con canto moderno e ballo. Coloro che mi hanno in un certo senso influenzato (chiaramente in modo positivo) sono stati mia mamma, che canta, e mio zio, insegnante di ballo. A dodici anni ho invece iniziato con la recitazione, grazie alla quale ho avuto modo di mettere ancor di più in pratica la mia passione per il canto grazie ai vari musical a cui ho partecipato. Inoltre, grazie al liceo musicale, ho continuato con i musical ed iniziato canto lirico. Ho partecipato a “Io canto” nel 2010 e a “Tra sogno e realtà” su La5.

Adriana: Wow! Bellissimo! Ma quindi tu hai iniziato a studiare canto lirico solo al liceo, giusto?

Sophia: Sì. È stato qui che ho scoperto questa mia dote. Diciamo che è stata una cosa abbastanza improvvisa, che non mi sarei mai aspettata.

Adriana: Questo è il tuo ultimo anno di liceo?

Sophia: Sì. Sicuramente, dopo il diploma, continuerò con il Conservatorio, però proverò anche ad entrare nelle varie accademie di musical, ad esempio a Milano.

Adriana: Quindi in futuro ti vedi all’interno dei teatri sotto la veste di cantante lirica o di attrice nei musical?

Sophia: Non solo. Mi piacerebbe sperimentare anche l’ambito della musica moderna; infatti, il mio genere preferito è quello di Ariana Grande … praticamente, canto solo lei!

Adriana: Comunque, Ariana non è così distante dall’ambito lirico, cioè c’è bisogno di una buona estensione per cantare le sue canzoni; di conseguenza, avere un’impronta lirica non può che essere un tuo vantaggio!

Sophia: Assolutamente! Ariana è una voce semi-lirica.

Adriana: Esatto! Quindi, ritornando ai tuoi esordi, hai avuto un grandissimo appoggio da parte della tua famiglia, nel cui sangue scorre l’arte!

Sophia: Sì! Sia i miei genitori che mia nonna, che ho scoperto facesse canto lirico, mi hanno spinto ad andare avanti.

Adriana: Diciamo che il sostegno da parte della famiglia non è indispensabile, ma a mio parere fondamentale. È chiaro che se ti poni degli obiettivi miri al loro raggiungimento, anche se magari la tua famiglia non ti supporta al cento per cento. Però è anche vero che avere una parola di conforto, un incoraggiamento da parte loro è sicuramente un ottimo modo per accrescere la tua autostima, intanto, e poi per trovare la forza per lottare verso la realizzazione dei tuoi sogni ed aspirazioni.

Sophia: Esattamente! La famiglia è il tuo pilastro, perché può aiutarti nei momenti difficili come nessuno, neanche il tuo migliore amico, può fare. Molti artisti, purtroppo, non avendo avuto un sostegno, hanno conosciuto delle persone che hanno fatto prendere loro delle strade sbagliate e si sono persi … .

Adriana: Purtroppo sì. Ti faccio un’ultima domanda: nel caso in cui dovessi intraprendere la strada del canto moderno, ti piacerebbe diventare una “cantante vera e propria”?

Sophia: Assolutamente! Mi piacerebbe tantissimo calcare i palchi più rinomati e spaziare dal genere pop alla trap, che è un po’ lo stile di Ariana Grande! Quindi mi piacerebbe uscire un po’ dallo schema della cantante lirica che si esibisce solo nei teatri … diciamo che mi piace molto essere poliedrica!

Adriana: Insomma, ti piacerebbe fare tutto, basta che sia musica!

Sophia: Esatto!

Adriana: Grazie mille per questa chiacchierata! Ti auguro il meglio!

Sophia: Ma grazie a te! A presto!

 Passiamo adesso all’intervista a Sofia Gagliolo, esibitasi con la “Cantata n° 147” di Bach e con “Ave verum corpus” di Mozart.

Sofia Gagliolo

Adriana: Ciao!

Sofia: Ciao!

Adriana: Intanto, ti ringrazio per la tua disponibilità!

Sofia: Ma grazie a te!

Adriana: Iniziamo con la prima domanda. Quando hai iniziato questo percorso e quando hai capito che volevi fare la violinista nella vita?

Sofia: È una domanda un po’ difficile. Allora, avevo 11 anni quando ho iniziato, un po’ “tardi” se così si può dire, nel senso che ci sono un sacco di musicisti che hanno intrapreso questo percorso sin dalla tenera età. Quando ho iniziato,  non avevo una strada ben chiara (ero ancora una ragazzina). Però col tempo ho capito che era una grande passione, e che quindi valeva la pena continuare a studiare violino. Ho quindi frequentato il corso musicale alle scuole medie e poi mi sono iscritta al liceo musicale di Modica. All’inizio stavo optando per il liceo classico o scientifico, ma appena sono entrata da quella porta e ho sentito la musica proveniente dalle diverse aule, ho subito pensato che quello fosse il mio “habitat naturale”. Insomma, è stato amore a prima vista! Passano i primi anni, e non ero ancora molto convinta, anche perché non tutti i professori mi hanno spronata, invogliata, stimolata a continuare a camminare per quel sentiero. Ma dal terzo anno di liceo è scattata la scintilla, ed è stato proprio in quel momento che ho realizzato che volessi fare questo nella vita, perché è bellissimo;  salire sul palco e sentire quella tensione, quell’ansia da prestazione, che però riesci a tramutare in energia positiva nel momento in cui vedi le espressioni del pubblico e pensi soltanto a farlo emozionare.

Adriana: Assolutamente d’accordo con te! Ma quindi, ritornando al discorso del supporto, hai avuto un riscontro positivo da parte della tua famiglia, oppure hai dovuto fare tutto da sola?

Sofia: La mia famiglia è assolutamente contenta della mia scelta, perché sanno che è quello che voglio e che mi rende felice.

Adriana: E questa è una fortuna immensa che non tutti hanno, purtroppo, perché molto spesso i genitori hanno delle aspettative ben precise che vogliono riscontrare nelle scelte dei loro figli.

Sofia: Purtroppo è vero. Tu considera che mio padre è chitarrista, mamma no, però si respira comunque aria di musica a casa mia!

Adriana: Hai comunque preso da tuo padre questa grandissima e bellissima passione.

Sofia: Sì, ma poi è bellissimo avere accanto a te qualcuno che parla la tua stessa lingua. Certe volte ci dilettiamo in improvvisazioni, e ci divertiamo un mondo!

Adriana: Immagino quanto sia bello condividere la tua arte con una persona così vicina e così speciale! Comunque, hai avuto modo di condividerla anche al di fuori del “nido familiare”, esibendoti in teatri e solcando diversi palchi …

Sofia: Assolutamente sì! La mia più grande fortuna, specialmente quest’ultimo anno di liceo, è stata quella di far parte dell’ “Ibla Ensemble”. Grazie ad esso ho avuto modo di esibirmi nei palazzi nobiliari di Ibla. Abbiamo fatto concerti pop, quindi repertorio musica da film (anche colonne sonore), ma anche musica barocca … insomma, di tutto e di più! Mi reputo una persona molto fortunata, anche perché con l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra d’Archi del Liceo Musicale, sono quasi diventata “di casa” in palcoscenici come quello del Teatro Garibaldi di Modica, da anni ormai considerato spazio in cui si esibiscono sia studenti, ma anche musicisti di chiara fama. Inoltre, grazie allo sprone del mio Maestro, lo scorso giugno, ho avuto l’onore di calcare palcoscenici come quello del Teatro Antico di Taormina, in qualità di spalla dei Violini Secondi dell’Orchestra Scolastica Regionale Siciliana. Un’esperienza non da poco dato che mi ha portata ad esibirmi davanti alle più alte cariche istituzionali della Scuola, sia a livello regionale che ministeriale.

Adriana: Wow! Speriamo che questo sia solo l’inizio! A proposito, quali sono i tuoi progetti futuri?

Sofia: Sicuramente il conservatorio, anche se ancora non so bene dove. Penso di prendere la laurea triennale qui in Sicilia … poi, chissà, magari andare su o addirittura all’estero (potrei sfruttare il fatto di essere italoamericana, quindi l’idea di fare qualche anno fuori non sarebbe così impossibile da realizzare…).

Adriana: Assolutamente! Sicuramente, studiare all’estero amplia  le tue conoscenze linguistiche e musicali, ma dona anche prestigio al tuo curriculum.

Sofia: Eh sì! Anche perché, al giorno d’oggi specialmente, le conoscenze sono fondamentali, non in senso negativo, naturalmente!

Adriana: Sì, sono degli agganci che ti aiutano a fare della tua passione un lavoro vero e proprio.

Grazie ancora per questa breve (ma intensa) intervista!

Sofia: È stato un piacere! A presto!

Ashes dance in the sun… (Intervista agli Atwood)

Atwood band

Adriana: Ciao! Presentatevi!

Atwood: Ciao! Siamo gli Atwood, una band milanese formata da Alice – voce, Daniele – chitarra, Alessio – basso, e Lorenzo – batteria. Abbiamo tutti 25-26 anni.

Adriana: Come mai questo nome?

Atwood: Se hai mai guardato the OC, sicuramente ricorderai Ryan Atwood 😀 L’abbiamo scelto perché breve e d’impatto, ci suonava bene. Qualcuno potrebbe trovare un riferimento a Margaret Atwood, o cercare di tradurlo con qualcosa tipo “al bosco” (sì, è successo), ma non è nulla di così complesso!

Adriana: Quando e in che occasione è nata la band?

Atwood: Abbiamo iniziato come cover band nel 2017, ma abbiamo subito cercato di dare un’impronta personale riarrangiandole tutte. Abbiamo approcciato band come Paramore e PVRIS, ma anche pezzi pop radiofonici. Il periodo cover, comunque, è stato brevissimo, perché già dopo un paio di mesi avevamo scritto il nostro primo pezzo, Empty Room (https://youtu.be/-KKFt_FOyAQ), che trovate all’interno dell’EP. Il nostro vero e proprio viaggio inizia il 19/11/2018 con l’uscita di “Black Mirror” (https://youtu.be/09bArMpP3LM). Il 27/11/2018 abbiamo poi pubblicato il primo EP “at odds”. Il 25 ottobre 2019 è uscito il nostro nuovo singolo, “Dance in the sun” (https://youtu.be/ujKEeYn0pCo).

Adriana: In che genere vi sentite più a vostro agio? Qual è la vostra natura?

Atwood: Non c’è un vero e proprio genere in cui ci sentiamo tutti a nostro agio, perché fortunatamente siamo tutti abbastanza diversi a livello di gusti, e questo ci permette di adattarci a ciò che vogliamo fare. Siamo partiti dal post-hardcore/alternative, ma siamo finiti con l’includere più pop per divertirci un po’ a sperimentare cose (per noi) nuove. Non vogliamo prendere una strada e seguirla ciecamente.

Adriana: Pensate di essere radiofonici?

Atwood: Direi di sì. Dance in the sun, il nostro ultimo singolo, ha un’impronta più prettamente “pop”, quindi probabilmente più accessibile a un pubblico più vasto. Non nego però che trovo anche Black Mirror un pezzo radiofonico, forse per il synth che la sorregge: è tamarro quanto basta da restare impresso in chi la ascolta.

Adriana: Di cosa pensate ci sia bisogno per avere successo, insomma, per sfondare?

Atwood: Il talento, chiaro, ma quello ce l’hanno in tanti, e ormai non basta più. Sono dedizione e perseveranza maniacali che premiano, alla fine. La fortuna gioca sempre un ruolo importante, certo, ma bisogna darle una mano.

Adriana: Quali sono i vostri punti forti, quali quelli deboli?

Atwood: I nostri punti forti sono costanza e cocciutaggine davanti a ogni ostacolo, unite a una meticolosa ricerca della perfezione, sia nel suono che nella scrittura. I punti deboli sono difficili da elencare, ma direi che il principale è che dobbiamo ancora farci un po’ le ossa, perché ovviamente non abbiamo l’esperienza di una band attiva da 10 anni.

Adriana: Avete già suonato dal vivo? Se sì, dove?

Atwood: Abbiamo già fatto quasi 40 live da marzo a oggi, e non abbiamo intenzione di fermarci. Tra le tappe più importanti, ad aprile 2019 abbiamo vinto il contest “Nuove prospettive” di Kleisma, che ci ha portati alle finali di 1MNEXT 2019 a Roma. In occasione dell’Emo night vol.2, al Circolo Svolta di Rozzano, abbiamo suonato in apertura ai Lost, storico gruppo della scena emo/pop-punk italiana, e all’Emo Night Vol.4 abbiamo aperto gli Eyes Set To Kill, band di calibro internazionale. Abbiamo poi vinto il Bergamo Summer Contest, organizzato per dare spazio alle band emergenti, e la nostra soddisfazione più recente è essere riusciti ad arrivare in finale al Rock in Park Contest 2019 di Milano, al Legend Club.

Adriana: Quali sono i vostri progetti futuri?

Atwood: Per il futuro abbiamo in piano di suonare tantissimo, possibilmente anche all’estero, e di pubblicare qualche altro pezzo, magari condensato in un EP.

Adriana: Con quali artisti vi piacerebbe collaborare?

Atwood: Ci piacerebbe molto collaborare sia con artisti affermati che con emergenti della scena locale, perché è pieno di musicisti davvero validi. Qui, però, è tutto in forse 😉

Adriana: Vi ringrazio per la vostra disponibilità! A presto!

Atwood: Ma grazie a te! Ciao!